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La Repubblica (ed. Napoli) – De Giovanni “Cresce la rabbia sociale tra i giovani il boom turistico non basta”

25 Ottobre 2024

L’intervista di Maurizio de Giovanni rappresenta una critica sociale acuta alla situazione di Napoli, incentrata sul divario crescente tra le classi sociali e le conseguenze di tale disuguaglianza. 

Descrizione 

« Se continuiamo solo a soffiarci il naso, l’influenza non passa. Se affrontiamo una grave malattia tamponando i sintomi, invece di risolvere le cause, la malattia non molla la presa. E la malattia è culturale: non abbiamo assistenti sociali, psicologi, insegnanti adeguatamente retribuiti. Abbiamo strutture sociali che non hanno potere. Non possono intervenire nelle famiglie, sui ragazzi per strada, sulla dispersione scolastica. Di fronte a tutto questo continuiamo a soffiarci il naso, mentre la criminalità si sta servendo dei nostri ragazzi per i suoi interessi » . Maurizio de Giovanni, lo scrittore che presiede il Premio Napoli con l’intento di «mettere un libro in mano ad ogni ragazzo, perché si sa che chi legge non spara » , dinanzi alla recrudescenza di una violenza che a giorni alterni vede i minori nei panni delle vittime o dei carnefici, invita a controllare le reazioni istintive. E a riflettere. «L’istinto ci porta a chiedere un incremento delle azioni di polizia. La criminalità sta sistematicamente sfruttando i ragazzi: sono sempre loro in possesso di armi, delinquono, hanno fatto del centro storico una enorme piazza di spaccio. Il tutto in maniera collaterale a questo bellissimo incremento del turismo e a questo rutilante rilancio della città come capitale della cultura, dell’arte, dell’architettura… Ecco, noi dobbiamo fermarci e comprendere che siamo dinanzi a una grave malattia di cui vanno curate le cause. E invece continuiamo a voler cancellare i sintomi».
De Giovanni, allora parliamo delle cause. «Le periferie, il centro storico, il sottotesto che non vogliamo leggere al cospetto di questo incremento turistico, di questa bellezza, di questa nuova economia e nuova narrazione della città».

Cosa dice questo sottotesto?
«Che stiamo lasciando indietro pericolosamente un numero enorme di persone: su 3 milioni e mezzo di abitanti dell’area metropolitana quanti sono quelli che godono dell’incremento del turismo? Due o trecento mila. E gli altri 3 milioni e 200mila che fanno?
Noi dobbiamo renderci conto di tutto questo e non continuare a meravigliarci di quanto accade».

Noi chi?
«Le teste pensanti. Tutte. Coloro che hanno a cuore il miglioramento della città, quindi in primis le istituzioni, poi la Confindustria, la borghesia, chi ha il potere finanziario. Inutile continuare a guardare al nostro personale arricchimento senza porci il problema di quello che sta succedendo. Alla fine, esasperati, quanti restano ai margini ci verranno “a prendere a casa”, se continuiamo ad affittare B&b ai turisti emarginando le famiglie e mandandole a vivere affastellate in periferie senza infrastrutture e senza edilizia pubblica, senza trasporti, scuole, assistenti sociali, tempo pieno. Chi è costretto a lasciare il centro storico per periferie disagiate vive storie personali che, messe insieme, diventano degrado urbano».

Vogliamo dire no al turismo?
«Ma quando mai. Però non dimentichiamo che il nostro territorio è il più popolato d’Europa; è bello vedere file interminabili ai musei, nelle strade, nelle pizzerie.
Ma non dimentichiamo il gran numero di persone che stiamo lasciando indietro. Che tipo di rabbia sociale coltiva un ragazzo delle periferie o del centro che è escluso da tutto? Il turismo può essere motore di sviluppo, ma va condiviso, non può restare beneficio per pochi. Servono interventi in tal senso».

Quali?
«Il gettito fiscale va condiviso, impiegato per il miglioramento delle periferie. Assolutamente. Se vivi a San Giovanni o a Melito non puoi guardare dalla vetrina i signori che mangiano. Non solo non è giusto, è anche dannoso. Cresce la rabbia sociale tra i giovani».
E si chiede più polizia.
«Invece servono interventi strutturali: scuole, ad esempio, e tempo pieno e asili nido».
Se il ragazzo esce con la pistola e spara, se usa il coltello per rispondere a uno sguardo, c’è più della rabbia sociale.
«C’è un degrado delle nuove generazioni derivante da un problema culturale. Noi come Premio Napoli stiamo cercando di affrontarlo, ma devono farlo tutti quelli che hanno gli strumenti per alzare lo sguardo e capire cosa succede». 

Immagini e Video 

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