Cosa visitare
Acquafondata (Acuafunnàta in dialetto ciociaro) è un comune italiano della provincia di Frosinone nella regione Lazio. È l’ultimo comune della provincia di Frosinone ed è quello con il minor numero di abitanti. Il comune di Acquafondata (Altitudine 946 m s.m.), fa parte della “Comunità montana Val di Comino” e dista 27 km dalla città di Cassino.
Arrivare ad Acquafondata: lo spettacolo della natura.
Monumenti e luoghi di interesse
- Borgo di Acquafondata e resti del castello
- Chiesa di S. Giovanni Battista
- Chiesa di San Rocco (sec. XVII)
- Chiesa della Madonna del Carmelo
- ex Chiesa di S. Maria (in ristrutturazione)
- Lavatoio di Acquafondata (inizio ’900)
- Monumento ai caduti
- Monumento ai soldati polacchi
- Le edicole votive e la statua di padre Pio
- Il cimitero
- L’albero più antico di Acquafondata
Escursioni a pochi chilometri da Acquafondata.
Arrivare ad Acquafondata: lo spettacolo della natura. Da Cassino si percorre la strada per Sant’ Elia e poi quella che risalendo la valle del fiume Rapido porta a Vallerotonda. Poi un susseguirsi di salite e curve con uno spettacolo naturalistico da emozionare l’anima. La natura, che si affaccia predominante, libera lentamente il corpo dallo stress quotidiano in un percorso che vede, prima, la campagna lavorata o qualche animale al pascolo, poi, le varie tonalità del verde dei boschi. Ecco la “cavalcata naturalistica” che porta ad Acquafondata.
Acquafondata è “un verde balcone” tra Lazio, Abruzzo e Molise. Il paese, è situato al centro di una piccola valle circondata dai verdissimi monte Selva e Monna Acquafondata appartenenti al versante meridionale delle Mainarde. Acquafondata è il luogo davvero ideale per il relax e per respirare l’aria pura dei suoi circa mille metri di altitudine. Lo stupendo vivaio forestale di Acquafondata è uno dei più grandiosi dell’intera regione Lazio. Caratteristiche predominanti di questi luoghi son le bellezze naturali montano-faunistiche con l’incontrastata padronanza del nibbio negli abissali valloni.
Tutto il paesaggio suggerisce un’immagine di potenza, di maestosa naturalità nei monti e nelle vallate: foltissimi alberi di querce, cerri, abeti, faggi, aceri al posto del cemento e una fresca aria di montagna al posto del pesante grigiore cittadino.
Entrando nel paese il Monumento dei Caduti polacchi accoglie il turista con la serenità di ricordi di guerre lontane e subito si respira un’aria di pace. Piccolo paese, dalle case pulite e fiorite, che da più di mille anni vive arroccato sulla montagna, nelle tradizioni legate al suo popolo, alla sua cultura e alle ricette di una cucina semplice e genuina, ma originale nelle soluzioni arricchite dalle influenze delle popolazioni vicine, abruzzesi e molisane.
Il paese è posto arroccato su una collinetta e sembra custodire i segreti e le leggende legate ad “un mondo perduto”. Paese rurale dove si possono rivivere atmosfere antiche al giorno d’oggi sempre più rare e preziose. Partendo da piazza Municipio, per conoscere Acquafondata, bisogna avventurarsi in una serie di scale per le strette vie del paese. Il punto più alto del paese è piazza Chiesa con la visione del suo campanile risalente al 1182. E’ proprio qui che dal “belvedere” si può osservare e rimanere affascinati dalla visione della campagna di Acquafondata.
Borgo di Acquafondata e resti del castello.
Acquafondata è un piccolo borgo dalla storia millenaria ma purtroppo è stato pesantemente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiali e ricostruito successivamente. La sua struttura però è ancora quella medievale quando si costruiva sulle alture per difendersi dai nemici o per tenersi lontani da valli paludose e dalla malaria quindi sono un saliscendi di scale, di viuzze, balconi in cui è divertente girovagare. Passeggiando per queste stradine, un occhio attento non mancherà di scorgere tutti i segni del passato, le cicatrici della guerra ma anche portali, archi e piccole bifore che raccontano di un tempo più antico.
In particolare ad Acquafondata si può ancora scorgere il nucleo originale medievale ovvero parte del tracciato delle mura, una torre (visibili oggi su via Fontana) e la porta di ingresso (visibile nella piazzetta chiamata La Porta) della fortezza costruita dai conti di Venafro nella contesa con l’abbazia di Montecassino sul territorio di Acquafondata. Secondo fonti storiche infatti il castello fu edificato nel 1018, quando i conti di Venafro invasero i territori dell’Abbazia; fu abbattuto, tuttavia, pochi anni dopo dai soldati Normanni, inviati contro gli usurpatori venafrani dall’abate Atenolfo (1011-1022), ma risulta nuovamente edificato nel 1031, ad opera degli stessi conti di Venafro.
Con il passare dei secoli Acquafondata si allargò un poco oltre quelle mura tanto che, benchè piccola, si delineano i rioni di San Rocco, di Santa Margherita e della via Chiana e così le stalle per gli animali che prima erano appena sotto le mura vengono spostate un po’ più a valle nell’area chiamata in dialetto “le pagliare”. Per i paesani i toponimi che oggi indicano i confini dell’abitato lungo la strada provinciale sono, a monte, “il miglio” e, a valle, “il girone”. Oltre il miglio si esce dal paese per raggiungere il cimitero o la chiesa della Madonna del Carmine, mentre oltre il girone si scende a valle per raggiungere le strutture sportive comunali o per andare verso la frazione di Casalcassinese.
Chiesa patronale “San Giovanni Battista”.
Situata nel centro storico del paese nel “Rione Chiesa”. La sua costruzione risale al 1182. La festa del patrono di Acquafondata S. Giovanni Battista si festeggia il 29 agosto rappresentando un riferimento importante per il paese.
La struttura della Chiesa, risalente al XI secolo, si presenta con pianta a croce latina con una navata principale e due laterali. Quest’ultime sorrette da ampi archi quasi a formare delle cappelle comunicanti tra loro. Nell’area absidale, chiusa da una balaustra, campeggia un altare marmoreo dalle linee semplici e pulite. Nella navata laterale sinistra spicca il grande crocifisso di legno, opera scultorea di grande pregio. Il portale di legno si inserisce direttamente nella torre dell’orologio che scandisce il suono delle campane ogni quarto d’ora. L’imponente campanile domina il paese ed è il manufatto più alto del borgo. La Chiesa è stata restaurata più volte nel corso dei secoli.
Chiesa di San Rocco.
Situata nel centro storico del paese nel “Rione La Porta”. Fu costruita nel 1682. Ogni anno, e precisamente, il 16 agosto ad Acquafondata si celebra la festa di S. Rocco nella chiesetta seicentesca a lui dedicata ubicata nel rione “La Porta”. Si onora la festa di S. Rocco con una messa celebrata nella chiesetta ed una solenne processione nelle vie del paese. La conclusione della festa si realizza nella serata con eventi eno-gastronomici, culturali e di spettacolo, rigorosamente legati alla tradizione organizzati dagli abitanti del rione.
Questa Chiesa è dedicata ad un nobile religioso francese che dopo aver donato tutti i suoi tesori ai poveri iniziò un viaggio da solo per dedicarsi ai malati di peste.Fu colpito dalla peste lui stesso ma riuscì a guarire grazie alle cure di un nobile.
Chiesa della Madonna del Carmine.
La Cappella è situata fuori dal paese a circa 1 km. Importante luogo di culto la chiesa della Madonna del Carmine è rinomata e conosciuta per l’antica credenza popolare di un’apparizione ad una contadina del paese, intenta al lavoro dei campi, della Madonna del Carmine. Era il 16 luglio. La Cappella fu eretta in suo onore nel 1481.
Si porta la statua della Madonna del Carmelo dalla Chiesa madre di S. Giovanni Battista alla Cappella della Madonna del Carmelo ad 1 km. dal paese. Le donne del paese a turno portano in salita la statua della Madonna.
“Ex Chiesa di S. Maria”
In via di ristrutturazione, situata fuori dal paese nei pressi della statua di Padre Pio e del Vivaio comunale.
Leggendaria è la figura del “beato” frate francescano Frà Domenico De Filippis alla quale è stata legata la chiesa di Santa Maria, meritevole di essere innalzato alla gloria di “Servo di Dio”. Narra la leggenda che il frate, quando era un umilissimo contadino, lasciava spesso il lavoro dei campi per ritirarsi in preghiera presso il luogo dove oggi è la stuttura, in via di ristrutturazione, della ex Chiesa di S. Maria. Mentre lui pregava i suoi buoi continuavano a lavorare con l’aratro tracciando solchi nella terra. A tutto questo prodigio assistette un religioso questuante che spinse il contadino ad abbracciare la vita religiosa.
Lavatoio comunale “Monumento alla lavandaia”.
L’antico lavatoio di Acquafondata ha un indubbio significato simbolico come testimonianza delle tradizioni e della cultura del territorio. Il lavatoio di Acquafondata è il ”miglior ricordo” ed è il “monumento” alla fatica ed alla tenacia delle donne del paese.
C’è ad Acquafondata, vicino al “Vivaio” comunale, un antico “lavatoio”, oggi in disuso. Immerso in un contesto paesaggistico di estrema valenza si erge nascosto da una fitta vegetazione. Punto fondamentale d’incontro e di aggregazione, oltre che bene comune, ha nascosto tra i suoi manufatti gli echi della fatica e del sacrificio delle lavandaie del paese nel periodo del dopoguerra. Vicino alle sue fontane sono nate storie di vita oggi dimenticate. Non un lavatoio astratto, in un mondo di favola, ma un lavatoio vero, reale. Un manufatto che ha visto la fatica e il sacrificio delle lavandaie, che ha udito storie di vita, di pettegolezzi, di voci e di passi di quei bimbi che le mamme dovevano portarsi dietro per non lasciarli soli.
Il lavatoio è un piccolo manufatto, probabilmente costruito nei primi anni del ‘900. Ha la particolarità di non essere situato nei pressi di alcun corso d’acqua Con le sue vasche per la lavatura dei panni, il suo pozzo adiacente (“il pozzo del lavatoio”), le due vasche esterne di forma rettangolare. La piccola struttura di Acquafondata rappresenta un antico esempio di lavatoio pubblico, uno dei pochi ancora esistenti nel territorio. Coperto da una tettoia a terrazzo realizzata in cemento e con belle vasche di pietra per lavare e sbattere i panni. Il lavatoio, oggi, si trova in cattivo stato di conservazione. All’interno vi sono infiltrazioni che hanno danneggiato o distrutto parte degli intonaci. Le pietre sono in alcuni punti sconnesse.
Il lavatoio è stato un luogo d’aggregazione per le donne. Lì si incontravano per lavoro, perché la maggior parte delle donne che si recava al lavatoio lo faceva per mestiere, per necessità, lavare i panni dei benestanti del paese. In quel luogo nelle giornate buone col sole, si cantava ci si raccontava, le giovani manifestavano la loro esuberanza le più anziane sciorinavano consigli, ma nelle giornate fredde quando le mani diventavano violacee e il vento tagliava la pelle del viso la voglia di parlare veniva meno e i rancori uscivano più violenti, allora al posto dei canti, le maledizioni, gli insulti e qualche volta gli accapigliamenti per futili motivi, per il posto migliore, o per ragioni di cuore. E’ in questo turbinio di ricordi, di romantico rivisitare quei luoghi, si sente la necessità di fissare l’emozione di quando si era bambini e si osservavano le donne nel lavatoio di Acquafondata. Si sentiva oltre lo scorrere dell’acqua le voci di quelle donne curve sulla pietra a fregare e risciacquare, l’odore del sapone, l’acqua che da trasparente, limpida, diventava bianca come se una nuvola fosse caduta lì nella vasca.
La pesantezza del lavoro era in parte alleviata dal fatto che il lavatoio era uno dei pochi luoghi di aggregazione femminile nel quale le donne potevano andare senza essere accompagnate, là ci si ritrovava, si scambiavano ricette, consigli e pettegolezzi, si partecipava alle gioie e alle disgrazie delle altre e si condividevano le proprie, si cantavano canzoni nostalgiche e patriottiche, strambotti ironici e amorosi, stornelli satirici e a dispetto, si tramandavano storie e racconti di vita, si rideva e talvolta si litigava in modo così violento da far correre la guardia del paese. Si rifletteva sulla propria disgraziata condizione e su quella altrettanto precaria di molte altre donne. In questi luoghi di aggregazione sono nate e si sono diffuse ed affermate le prime rivendicazioni dei diritti femminili; questa è una delle ragioni per le quali gli antichi lavatoi dovrebbero essere conosciuti, tutelati ed apprezzati come siti storici.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Acquafondata fu duramente colpita dalla furia del conflitto, specialmente a causa dei bombardamenti mirati ed indirizzati alla distruzione del paese. Il lavatoio, miracolosamente fu salvato dalla furia del conflitto ma non è rimasto indenne all’usura del tempo trascorso. Potrebbe apparire a molti come cosa inutile, da nascondere, da eliminare ma in realtà è una testimonianza concreta della vita sociale delle passate generazioni. E’ un ricordo, una testimonianza di un periodo storico vissuto dalla popolazione.
Ad Acquafondata è sopravvissuto al trascorrere del tempo il “lavatoio comunale”. Questo angolo di storia nel secolo scorso costituiva un punto di riferimento, ubicato sulla strada verso la frazione di Casalcassinese, vicino al Vivaio. Copertura in cemento, vasche e lastre di appoggio per strofinare i panni, fanno del lavatoio di Acquafondata un esempio unico nella provincia di Frosinone. Tutto è rimasto come un tempo. E’ parte della nostra storia sociale, testimonianza delle dure fatiche delle donne del popolo che, fino alla seconda metà del secolo scorso, prima della diffusione capillare della macchina lavatrice, vi si recavano settimanalmente, a volte quotidianamente, per fare il bucato oltre che della propria famiglia, anche di quelle dei ceti abbienti, divenendo in alcuni casi lavandaie di professione, a cui veniva insegnato il mestiere fin da bambine.
L’antico lavatoio è “patrimonio da salvaguardare.
I lavatoi fanno parte del patrimonio storico, artistico, demo-etno-antropologico nazionale come definito dall’art. 2 del Dlgs. 490/99 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di Beni Culturali ed Ambientali). Oggi non hanno più la loro funzione originaria di approvvigionamento dell’acqua, di abbeveratoi degli animali o di “lavanderia all’aperto”. Oggi nelle case arriva l’acqua potabile e la lavatrice ha sostituito le braccia delle lavandaie. Oggi molti paesi si sono dimenticati della loro importanza storica a abbandonandoli al loro destino.
L’Amministrazione comunale di Acquafondata ha pensato di recuperare questo patrimonio storico perché testimonianza e ricordo di una storia vissuta dai nostri antenati. Non vi sono in bilancio fondi per una possibile manutenzione straordinaria. Il paese non ha risorse economiche tali da recuperare la struttura ma ha intenzione di rendere agibile l’area intorno al lavatoio avendone cura con una accurata “pulizia e manutenzione del lavatoio”. Si inizia, così, un cammino di recupero insieme alla popolazione. Testimonianza inequivocabile dell’interesse a mantenere viva la memoria storica e identitaria della nostra comunità. Le strutture ora in esame si presentano in uno stato di degrado e deterioramento dovuto soprattutto al tempo. Si tratta di interventi necessari per il mantenimento conservativo di manufatti di particolare importanza per tutto il Comune.
L’Amministrazione comunale si è proposta l’obiettivo di recuperare questo antico manufatto per conservare la memoria storica del passato. Si renderà agibile l’area intorno al lavatoio con una accurata cura, “pulizia e manutenzione”. Si cercherà di recuperare le vasche, i pozzi e la zona intorno al lavatoio con la sistemazione a prato della parte intorno al lavatoio.
Monumento ai caduti
Monumento ai caduti polacchi.
Le edicole votive.
L’edicola è una struttura architettonica relativamente di piccole dimensioni, con la funzione pratica di ospitare e proteggere l’elemento che vi è collocato. Il termine deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes (“tempio”) e dunque con il significato originario di “tempietto”. In origine si trattava di un tempio in miniatura, che ospitava la statua o la raffigurazione di una divinità. Può essere una struttura a sé stante, oppure essere appoggiata ad una parete da cui sporge. In questo secondo caso la struttura architettonica dell’edicola (colonne e frontone) può costituire l’inquadramento di una nicchia ricavata nella parete. Edicole di piccole dimensioni possono essere anche scolpite in un solo pezzo, invece che costruite con elementi separati, ovvero l’inquadramento a edicola di una nicchia può essere dipinto. L’uomo fin dalla preistoria ha sempre stabilito un forte legame con la propria terra, tanto da attribuirle delle vere e proprie valenze magiche e religiose. Oggi sono ancora visibili innumerevoli simboli di questa “sacralizzazione” del territorio, anche se ne stiamo perdendo il significato profondo. Nell’antichità le sorgenti, i crocevia e i luoghi in cui era avvenuto un evento prodigioso erano considerati sacri ed erano segnati da tempietti. Con il cristianesimo questi si sono trasformati in oggetti di devozione verso varie figure divine come santi locali, la Madonna, il Cristo. Questi piccoli elementi architettonici sparsi per il nostro territorio prendono il nome di edicole votive. Sono vere e proprie forme di “arte popolare”, espressione di una religiosità radicata e diffusa che continua nel tempo. Nelle città e nei borghi si presentano sotto forma di nicchie sui muri esterni delle abitazioni, mentre lungo le strade hanno una struttura autonoma dalla base a forma di parallelepipedo. Quasi tutte custodiscono al loro interno vari oggetti, come raffigurazioni sacre, rosari, fiori, ceri…
Le edicole votive formano un vero e proprio reticolato religioso, una sorta di “segnaletica”. Il ruolo principale di questi “piccoli tempi” era di proteggere il luogo sul quale erano edificati come le porte di accesso di un paese, una casa, un latifondo agricolo… Avevano spesso la funzione di rassicurare il viandante lungo il suo cammino in vari punti cruciali del suo percorso: gli incroci, i punti di sosta, le sorgenti diventavano così occasione per la preghiera. Le edicole votive rappresentavano una vera e propria segnaletica. Venivano impiegate ad esempio per segnare i limiti di un latifondo agricolo, per delimitare le tappe di una processione o per delineare il percorso verso un santuario. Quasi sempre queste costruzioni nascono come opere dei privati, e spesso sono state edificate per adempiere ad un “voto”. Si trovano in larga parte sul suolo pubblico, ma non mancano esempi eretti nel privato. Le persone del posto continuano a curare questi oggetti e in particolare ciò che custodiscono al loro interno.
In passato le edicole votive erano dei veri e propri monumenti dall’alto valore simbolico. Oggi stiamo perdendo il loro vero significato e li si osserva solo dal lato estetico.
Edicole di Acquafondata
edicola votiva inizio di via Cassino
edicola votiva Madonna di Canneto (entrata del paese)
edicolavotiva sulla strada provinciale vicino al Cimitero
edicola votiva via Orti Chiane
edicola votiva strada per Viticuso sotto “la Selva”
Statua Padre Pio ad Acquafondata
Situata in un una bella zona pianeggiante vicino al campo sportivo, al Vivaio comunale e alla ex Chiesa di S. Maria non è solo luogo di culto per gli abitanti del paese ma un posto dove si può ammirare in lontananza il panorama del paese nella sua grandezza.
Cimitero di Acquafondata.
L’albero più antico di Acquafondata.
il TIGLIO dell’ex chiesa di S. Maria. “Questo bellissimo albero cresce spontaneo ed è una pianta molto longeva che può arrivare ad avere anche 1000 anni di età. Il tiglio appartiene al genere Tilia ed alla famiglia delle Tiliaceae. In nome deriva dal greco “ptilon = ala o penna leggera” per la caratteristica brattea laterale dei peduncoli dell’infiorescenza. E’ un albero alto dai 15 ai 30 metri a foglia decidua, con tronco dritto, corteccia screpolata, grigiastra e con venature longitudinali quando la pianta ha più di 20 anni di età. Le radici sono molto profonde ed espanse. I tigli sono piante che emanano un gradevole profumo in giugno o luglio, durante la fioritura e sono importanti a scopo medicinale per le innumerevoli proprietà terapeutiche”.
….”In un paese così carico di vegetazione non c’è mai venuto il pensiero di conoscere quale è l’albero più “antico” del Comune di Acquafondata?
La natura che ci circonda è parte di noi e dei ricordi della nostra esistenza. Tra la vegetazione intensa che siamo abituati a vedere, non facendoci ormai più caso, esiste un albero che ad Acquafondata ha visto e conservato tra i suoi rami le vicende storiche del nostro piccolo comune: il TIGLIO dell’ex chiesa di S. Maria. Il “grande albero” è un vecchio tiglio, oggi molto affaticato, che esiste da sempre ed è stato “compagno” di vita dei momenti di ognuno di noi. Quante volte da bambini il “grande albero di tiglio” è stato protagonista ed osservatorio della realtà diventando un occhio spalancato sul mondo circostante. Sono nate lì vicino molte fiabe raccontate dagli anziani del paese ai bambini. Con la sua dimensione straordinaria, una vera “cattedrale verde” ,è stato, per molti, l’albero delle fiabe. Rifugio nei momenti di smarrimento e di solitudine. Oasi di pace per chi ha ceduto con il tempo alla disillusione perdendo la capacità di stupirsi e di interrogarsi sul significato profondo delle cose. La vita attuale ci spinge a vivere in fretta e dove c’è fretta non c’è possibilità di approfondire. Il “Grande albero di Tiglio” ci invita a fermarci, ad osservare, ad ascoltare, a far riemergere lo stupore che esiste in noi e che ci riqualifica la vita. Abbiamo bisogno della natura. La natura ci parla. Abbracciamo “il grande albero di tiglio”, ascoltiamo tra le sue braccia il rumore del vento tra le foglie.” ….(Lilly)
Escursioni a pochi chilometri da Acquafondata.
Viticuso
Parco eolico (nei pressi delle montagne di Viticuso. Possibile passeggiata. Sentiero ripido).
Il laghetto di Cardito
Sacrario dei martiri di Collelungo