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FALCONARA DI BUTERA

Falconara, fu la maremma meridionale dell’isola tra il torrente di San Nicolò e la foce del fiume Carruba; dal latino Arx Falconera, da Maurolico, Fazzello, Carafa è detta Falconara, Da Cluverio Falconaria, ed ancora da Maurolico Briet. Il fiume Carruba nasce dalla fonte di San Pietro, quattro miglia distante dalla foce e versa le sue acque nel mare d’Africa tra il fiume Naufrio e la rocca di Falconara. Il Naufrio nasce sotto Butera da cui prende il nome e a sei miglia da Terranova versa le acque nel mare d’Africa. Falconara è ricordata da Edrisi come Marsà as Saluq, porto di scirocco, vi sorge una grande torre quadrangolare intorno alla quale si è sviluppato l’attuale Castello. Fu concesso nel 1392 ad Ugone Santapau, in seguito ai Branciforte e poi nella metà del 1800 fu acquistato dai Chiaramonte-Bordonaro. L’ultimo ampliamento, ai primi del 1900, è dovuto ad Ernesto Basile. La splendida posizione, il magnifico palmeto che lo circonda, la serie di fabbricati affastellati intorno alle terre, presentano l’immagine di un grande posteggio. Oggi Falconara è tutta piena di villini e la sua ricca spiaggia è frequentata,oltre che dai nostri paesani, anche da bagnanti dei paesi viciniori. Vi si trovano dei magnifici ristori, negozi, un albergo e diversi lidi, ove i bagnanti possono trovare accoglienza. Derivazione latina, Arx Falconera, non mi pare perché la traduzione di Arx è arceo, luogo forte o per natura o per opera dell’uomo, luogo elevato che difende o domina una città o un territorio, quale altura, rocca, cittadella, baluardo fortezza. Arx per essere tale avrebbe dovuto avere un riscontro storico, piuttosto mi fa avvicinare ad arx falconara, non nel senso di feritoia per le artiglierie dette falconi (nelle antiche rocche) e nemmeno al termine marinaro falconiera, ma ad un luogo ove si allevano i falchi cioè alla falconeria che sarebbe l’arte di allevare e addestrare i falconi per la caccia; l’arte della caccia con i falconi; anche gli addetti all’allevamento dei falconi nelle antiche corti. Presso le corti medioevali, tutti i ricchi signori apprezzavano questa arte ed a proposito di ciò l’Imperatore Federico LI di Sveva compose perfino un trattato sulla falconeria, intitolato “Tractatus de arte venandi cum avibus” Il Castello assegnato nel 1392, assieme alla Contea di Butera, da Re Martino, ad Ugone Santapau, nel 1540 fu ereditato da Ambrogio Branciforte. Nel 1800 incontriamo Ercole Michele Branciforte Principe di Butera e poi avendo, la vedova Caterina Branciforte sposato il Conte Giorgio Welling, Ufficiale Tedesco venne in possesso del Castello perché costituiva parte dotale. Il Conte rimasto vedovo e senza figli lo lasciò al fratello Ernesto che lo vendette al Barone Antonio Chiaramonte Bordonaro. Il Castello, come detto altrove, è un fintoantico e non è più quello che potè essere in antico. Agli inizi del 1800 il Conte Welling lasciando intatto il corpo centrale dell’antico fabbricato, costruì una nuova ala verso il mare ove si vede l’attuale salone, la loggia laterale ed il magnifico terrazzo a picco sul mare. Ma l’idea dello scalone che dal piano della torre antica scende ed immette nella nuova costruzione pare che sia di sua moglie Caterina Branciforte. Dal nuovo proprietario Gabriele Chiaramonte Bordonaro fu fatta costruire un’altra ala che fu destinata ad accogliere la vasta collezione di ceramica; la ricca collezione di trofei di caccia grossa e l’interessante pinacoteca. L’interno del Castello, ricco di vani piccoli e grandi, di scale monumentali, dà delle piacevoli sorprese. Molti vani, vecchi e nuovi, conservano mobili pregiati ed una ricca mostra di ceramica preziosa. Il camino è pieno di trofei di caccia; teste di rinoceronti, gazzelle, leoni, zanne di elefanti, ecc. Oggi il Castello non ha tutto quel materiale che esistette in passato; visitato nottetempo da ladri è stato spogliato di moltissimi oggetti.