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RUBRICA ALLA SCOPERTA DI CAPRANICA: OGGI ENTRIAMO NEI “SEGRETI DELLA TORRE”

8 Novembre 2019

Quante volte passando sotto l’arco dell’antica porta abbiamo immaginato quali segreti poteva nascondere quella costruzione, diventata per la sua familiarità un po’ il simbolo di una comunità. La bella torre dell’orologio, fu eretta dai nostri antenati nel punto più alto dello scoglio su cui iniziò, tanti anni fa, un’avventura che continua ancora.

Dalla parte interna del ponte, una piccola porta sulla sinistra da accesso all’ardito manufatto. Saliti i primi ripidi scalini esterni un catenaccio cigolante svela un angusto vano in cui una scala polverosa di legno si inerpica quasi verticale verso l’alto da cui piove una luce lontana. Salendo tra quei muri antichi si ha l’impressione di trovarsi nelle viscere di un gigante addormentato. Finalmente sul pianerottolo ti colpisce una ventata di aria fresca e ti accorgi di essere arrivato al culmine. La porta a destra immette in una stanza debolmente illuminata da un lucernario alto sul soffitto, invasa da strani oggetti quasi dimenticati dal tempo in quello strano ripostiglio. Tra ferri, palle di pietra, catene, noti il pallido chiarore derivante dai due grandi quadranti, uno che guarda fuori, l’altro, ad un livello più alto, rivolto su via degli Anguillara. E proprio sotto a quest’ultimo, si resta incantati davanti ad un complicato macchinario fatto di ingranaggi complessi, ruote, assi, leve, catene, di trasmissione, una grande ruota dentata a cui è applicato un verricello avvolto da un rotolo di corda d’acciaio la cui estremità affonda in una specie di pozzo sottostante. Una targhetta di metallo porta incisa la seguente scritta “A.GIRARDI-ROMA  OROLOGI DA TORRE   APRILE 1938 – PODESTA’ G.CHERUBINI”.

In effetti la torre è molto antica, rimodellata ampiamente nel corso della sua lunga storia, con tutta probabilità costituiva il centro direttivo del sistema difensivo non solo del castello degli Anguillara, ma ma di tutto il Castrum. Petrarca nel suo soggiorno a Capranica del 1337, ospite del conte Orso, ricorda in una sua lettera come fosse difficile per lui prendere sonno, continuamente disturbato dalle grida e i richiami delle sentinelle nella notte, il frastuono delle catene che azionavano il ponte levatoio e l’andirivieni incessante di armati. Oggi non ha più l’ aspetto guerriero di un tempo ma continua a segnare un punto di riferimento per tutto il paese. Il suo segreto più prezioso è però il meccanismo del vecchio orologio. L’attuale è comandato da un sistema elettronico moderno chiuso un una piccola scatola, ma il glorioso vetusto macchinario sta sempre lì tra la polvere, in attesa di una collocazione più dignitosa. Sappiamo però che fin dal 1727 la torre fu dotata di un orologio che segnava le ore per tutta la comunità, visibile e sentito un po’ da tutte le terre circostanti. I rintocchi dell’unica campana (allora), insieme alle campane della chiesa, diffondevano conforto per le campagne e i boschi, ai contadini e lavoratori lontani, dando la sensazione di essere legati al cuore del paese anche in mezzo ai campi più sperduti.

 

Si ringrazia Antonio Sarnacchioli per lo scritto e Mauro Innamorati per gli scatti.