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RUBRICA ALLA SCOPERTA DI CAPRANICA: PALAZZO NARDINI E IL SUO STEMMA

29 Novembre 2019

Lasciato il borgo Sant’Antonio oltre il ponte levatoio, la torre dell’orologio, apre la sua porta castellana introducendo al paese antico. Ed ecco che alzando gli occhi dal selciato, subito colpisce la vista di uno stemma in marmo bianco affisso sullo sperone di un palazzo massiccio che fa angolo con vicolo dell’inferno.

Di fronte alla luminosa piazza Crocì si erge la costruzione quadrata dall’aspetto imponente, già dimora della nobile famiglia dei marchesi Nardini. Originaria forse di Urbino, ma presente in varie regioni italiane, possedeva soprattutto a Roma, vari palazzi signorili quattrocenteschi. Pochi sanno però che uno dei suoi più illustri rappresentanti è Famiano Nardini, nato a Capranica il 10 giugno 1600 e morto nel 1661 (nell’archivio parrocchiale è conservato l’atto di battesimo). Storico delle antichità romane e famoso archeologo, riuscì dopo lunghe ricerche a ritrovare e identificare con certezza le rovine dell’antica città di Veio, rasa al suolo dai Romani nel 396 avanti Cristo. Il palazzo cinquecentesco di Capranica (dove i marchesi possedevano vasti territori) probabilmente poggia su un basamento ricavato dalla torre d’angolo del castello Anguillara. L’ipotesi è avvalorata dal fatto che le fortificazioni della rocca furono smantellate intorno al 1470, in seguito alla cacciata dei conti Francesco e Deifobo il VII luglio 1465.

Lo stemma nobiliare è composto da vari elementi: nella parte superiore compare una stella a otto punte (probabile parentela con i principi Chigi di Roma), un elmo di cavaliere tra fronde di acanto; la zona sottostante a forma di ovale divisa in due campi da una fascia orizzontale che vorrebbe simboleggiare una pianura attraversata da un ruscello, sormontata da tre stelle come la precedente (curiosamente mancanti di un raggio centrale); un mazzetto di tre ramoscelli di nardo, richiamo evidente al nome Nardini, chiude il tutto tra due volute ornamentali che rimandano all’armatura cavalleresca. Lo splendore dell’antica dimora sembra raccogliersi tuttora nel magnifico portale in peperino finemente lavorato che sicuramente costituiva l’accesso principale al palazzo. Il caratteristico portone abbellito dalla intensa chiodatura originale, bene si rapporta con l’armonia dell’insieme.

 

Si ringrazia Antonio Sarnacchioli per lo scritto e Mauro Innamorati per le foto.