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27 GENNAIO: GIORNATA DELLA MEMORIA

27 Gennaio 2020

Ogni anno, nel mondo, il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, la ricorrenza durante la quale vengono ricordate 15 milioni di vittime dell’Olocausto. Ebrei, zingari, disabili e omosessuali. Vittime innocenti. Un genocidio di cui l’Italia fu complice.

Nel nostro Stato, la persecuzione anti-ebraica si articolò in due fasi crescenti e tra loro tristemente collegate: prima prendendo a bersaglio i diritti degli ebrei, con la proclamazione delle leggi razziali del 1938, in pieno regime fascista, e poi colpendoli fisicamente con arresti, deportazioni e stragi per mano dei fascisti e dei tedeschi, che dopo l’8 settembre 1943 avevano occupato l’Italia centro-settentrionale.

Nel 1938, l’introduzione delle leggi razziali fu un gravissimo atto di politica interna, varato dal Parlamento italiano al culmine di una forte campagna antisemita del regime fascista.

La persecuzione anti-ebraica nel nostro Paese fu fortemente voluta da Benito Mussolini e coinvolse l’intera società. Ebbe per oggetto, per la prima volta nella storia dell’Italia unita, una parte dei cittadini dello Stato, e li colpì con una violenza e una radicalità normative inedite. Partì non a caso dalle scuole, discriminando alunni e insegnanti, il cuore della società civile.

Dopo l’8 settembre 1943, l’Italia si trovò divisa nella zona controllata dagli Alleati e dal Regno d’Italia (regioni meridionali e insulari), dove nazisti e fascisti non poterono introdurre nuove misure anti-ebraiche, e nelle regioni nord-orientali, dove invece la persecuzione fu gestita in modo via via crescente sia dai fascisti che dagli occupanti tedeschi. Una politica che portò a braccare gli ebrei, vittime anche di numerose delazioni.

L’azione antisemita prese particolare impulso quando il Ministro dell’Interno dispose l’arresto e l’internamento di tutti gli ebrei in campi di concentramento, e il prelievo dei loro beni. La polizia tedesca deportò subito gli ebrei arrestati, ma ben presto la Repubblica Sociale Italiana allestì un campo nazionale di raccolta e transito a Fossoli (da dove partivano convogli periodici verso Auschwitz), quindi a Gries e nella Risiera di San Sabba.

Quasi 8.000 ebrei vennero arrestati nel territorio italiano, oltre 300 vennero uccisi nella penisola e gli altri deportati e sterminati nei campi nazisti.

 

La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Deve servire a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto.

La Giornata della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce e che spesso, per comodità e opportunismo, ci nascondiamo con indifferenza per chi viene isolato e non accettato.

 

A distanza di più di 80 anni sono inaccettabili episodi come quello di Mondovì dove è comparsa la scritta Juden hier, «qui ci sono ebrei» – come nelle città tedesche durante il nazismo – sulla porta di casa del figlio di una donna deportata a Ravensbruck nel 1944, una delle grandi voci dell’orrore dei lager. O come quello di Noto con le scritte antisemite e una svastica tracciate con lo spray sulle pareti di una sede scout. L’ennesimo attacco ad una sede Scout siciliana.

È inaccettabile che la Senatrice Liliana Segre, ex deportata ad Auschwitz, abbia bisogno di una scorta per le minacce antisemite ricevute sul web.

 

Per questo e per il crescente clima di odio, di violenza e di antisemitismo che si sta diffondendo pericolosamente dobbiamo gridarlo a gran voce che l’Italia è, e rimarrà, antifascista. Dobbiamo avere il coraggio di difendere ad ogni costo quei principi di giustizia e di uguaglianza per i quali i nostri Padri Costituenti tanto hanno lottato.

Dobbiamo ricordare sempre quelli che sono i valori della nostra Repubblica e essere un punto fermo a difesa dal pericolo di un ritorno alla pagina più buia della storia moderna.

Perché quello che è stato non si ripeta mai più.