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RUBRICA ALLA SCOPERTA DI CAPRANICA: “PORTA SAN PIETRO”

14 Febbraio 2020

Porta San Pietro. Risalendo dall’ampio Piazzale del Frate le faticose scale della Via in selci, (‘e Serge o ‘e Serce?), alla seconda  svolta, si scopre il “ponticello” in cima all’ultima ripida rampa. Si tratta della più antica porta urbica di Capranica che immetteva nel piccolo borgo arroccato sul promontorio appuntito del costone degradante, dove i nostri antenati eressero le loro povere abitazioni intorno alla piccola pieve di San Pietro. Un posto più scomodo non potevano trovarlo in tutta la collina! Però, il sito garantiva sicurezza e un’ampia  visuale su tutto (o quasi) l’orizzonte.

Dopo il tramonto del sole, sprangato il pesante portone di quercia, potevano dormire sonni tranquilli i nostri avi attorno al fuoco sempre acceso. Nessun nemico o ladrone si sognava di arrampicarsi sugli scoscesi fianchi dello scoglio di tufo, rischiando di essere preso a sassate anche dai monelli, oltre che dalle frecce delle vigili sentinelle sempre all’erta. Se potesse parlare quel modesto arco costruito a ridosso della parete di tufo, chi sa quante storie potrebbe raccontarci. Soprattutto al mattino e alla sera lunghe teorie di contadini  con asini e muli, tutti indistintamente carichi di fagotti, sacchi, fasci d’erba, some, zappe, forconi e falci scendevano e risalivano per l’erto percorso, ai nostri giorni ben sistemato e pavimentato, in antichità, forse più ripido e sconnesso. Ancora al suo posto l’antica porta solitaria! Solo per le processioni, oggi, rivive momenti di gloria passata. Eppure fa una certa impressione passare sotto la rustica volta; quando si esce dall’angusto abitato si prova un senso di liberazione di fronte alla luminosità spettacolare che la natura della vallata di san Rocco ti offre per la sua ampiezza a perdita d’occhio, con la corona intorno di boschi e colline e casali lontani, il monte di San Terenziano di fronte, il piccolo campanile della chiesa del santo patrono tra i rami di lecci. Fanno eco le silenziose chiesette della Madonna delle grazie e quella di San Rocco, il santo pellegrino che la leggenda vuole si sia fermato a bere alla fonte cristallina che da lui prese nome e bontà.

Ma anche risalendo col fiatone le Serge, si prova un brivido notando a sinistra in basso un feritoia alla base del muro. È sbieca, controlla ancora minacciosa l’entrata. Sicuramente il livello stradale era più basso, pensi. Chi lo sa?! Vicino si nota appena una croce incisa sulla muraglia dai contorni corrosi dal tempo. E da una parte e dall’altra sugli stipiti del ponte restano ancora a far da guardia, insieme alla feritoia, due brevi solchi orizzontali dove venivano incastrati le robuste travi che garantivano la chiusura del portone. Via del ponticello sale diritta davanti e ti infondono un senso di fiducia e serenità le casette luminose allineate di rimpetto al lungo muretto. Siamo finalmente a casa.

 

Si ringrazia Antonio Sarnacchioli.