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RUBRICA ALLA SCOPERTA DI CAPRANICA: PIAZZA PADELLA

28 Febbraio 2020

È il solito angolo quasi sconosciuto, un quadretto pieno di serenità e di vasi e fiori ordinati con un certo gusto, che rivelano abitanti decisamente amanti della pace e del bello. Si tratta di uno slargo delimitato ai quattro lati da case basse verso la ripa della Cassia e da abitazioni più ardite dalla parte del centro del paese. La pavimentazione in selci è fatta tutta di gradoni e gradini che scendono dolcemente fino a confondersi con un percorso che da Castelvecchio conduce, tra alti e bassi verso il Borghetto. Ci si arriva da vicolo del Gallo, da vicolo del Giacinto e da vicolo del Pastore. Un ambiente così, che però osservato senza fretta desta qualche perplessità: sembra infatti, che tra finestre, portoni di cantine, graziosi portoncini e scalette restaurate, voglia  nascondere un segreto, qualche enigma che hai la sensazione di avvertire, ma che non riesci subito a decifrare. I muri delle case offrono la solita visone di vecchie costruzioni di tufo, screpolate qua e là, infissi nuovi dai colori stridenti sui placidi blocchetti anneriti. Osservando però con più attenzione le pareti a levante, si comincia a scoprire qualcosa di inatteso.

Innanzi tutto le due costruzioni su vicolo del Pastore hanno la stessa altezza,  ben allineate, come se costituissero o avessero costituito un fronte unico. E infatti realizzi finalmente che i due edifici hanno tutta l’apparenza di essere diversi dagli altri soprattutto per la loro struttura possente. Impedisce la visione del palazzo di sinistra una casetta graziosa, più bassa costruita non tanto tempo fa, proprio a ridosso, divisa dalla più antica a malapena da uno strettissimo pertugio impraticabile. Ma in alto piccole finestre ad arco sotto la grondaia ed altre aperture a forma di feritoia, rivelano la funzione difensiva di questa struttura posta proprio sul ciglio della rupe che precipita sulla sottostante valle. Il palazzone accanto evidenzia sistemi e materiali da costruzione più vari, in basso conci ben squadrati, in alto un opus compositum fatto di elementi frammentari assai usati in passato. I due edifici con tutta probabilità costituivano un tratto delle antiche mura del Castrum Vetulum, il piccolo borgo fortificato, chiamato “vecchio” dopo che fu innalzato il nuovo castello, poi degli Anguillara. Qui terminava l’agglomerato di povere casupole, intorno all’anno 1200, e la piazzetta sarebbe ciò che resta dello spazio libero immediatamente fuori dalle mura.

Il luogo, nel suo silenzio, è suggestivo e la fantasia vola. Sicuramente qui una porta urbica si apriva verso l’interno e l’attuale  vicolo del Pastore, poteva essere la via da cui entravano i pastori con le loro branchi di capre prima del tramonto, prima che i custodi sbarrassero i pesanti portoni, per paura di soldati sbandati e di ladroni. Ma la padella che c’entra? Adesso è chiaro, no? A quilli tempi chi arrivava in ritardo doveva restare fuori! E che faceva allora? accendeva il fuoco per scaldarsi e magari per cuocere qualche cosa sulla padella. Oppure semplicemente: le greggi restavano fuori, mentre il pastore (vicolo del Pastore!) andava a casa a dormire lasciando a guardia, “u biscì”, che insieme agli altri fortunati compagni, si metteva intorno al fuoco e per consolarsi friggeva gamberi e ranocchie prese nei fossi, passeri, allodole, merli, uova di quaglia… con cicorietta, raponzoli, ramoraccia, pimpinella, primofiore, spuntature di vitabia ecc. tutte verdurine ben conosciute, condite con finocchio o mentuccia, aglio e molto appetito. Il tutto naturalmente in una grande e nera padella.    

Si ringrazia Antonio Sarnacchioli.