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Immigrazione: regole e controlli per l’accoglienza

24 Settembre 2015

“Per i lettori attenti e per chi ha voluto ascoltare ad agosto del 2011, a distanza di soli due mesi dall’insediamento dell’Amministrazione Petrarcone, ho denunciato le problematiche evidenti del piano emergenza Nord Africa 2011 in cui nuclei familiari, singoli e minori non accompagnati, dopo essere stati accolti dalla protezione civile, venivano distribuiti all’interno di cooperative sociali sparse sul territorio nazionale.

Sempre per chi ha avuto l’attenzione di ascoltare i numeri ci dicevano che le cifre per l’accoglienza di un adulto corrispondevano a 42 euro al giorno, mentre per un minore queste lievitavano notevolmente (parliamo di 80 euro). La sottoscritta ha parlato di ‘uccelli tenuti in gabbia’ per mesi nell’attesa di un permesso di soggiorno e della documentazione necessaria per la permanenza in Italia. Permessi che in altre Nazioni si ottengono in pochi mesi e che nel nostro Paese, a volte, hanno tempi diversi.

Nel frattempo, però, sono passati gli anni e ‘gli uccelli sono rimasti in gabbia’, prigionieri di un destino segnato da altri. Dopo 4 anni il problema è ancora presente, ma con sfaccettature diverse. Oggi ad occuparsene ci sono diversi attori a partire dalla politica europea fino ad arrivare a quella nazionale.

Una situazione così delicata, con un esodo che non ha precedenti neanche biblici se vogliamo e senza la presenza di un Mosè che separi le acqua per far passare i popoli, non può essere strumentalizzata, ma deve essere al centro dell’attenzione di ogni politico per trovare una soluzione consona senza alzare i toni. Una cosa è certa, l’esodo cui stiamo assistendo cambierà irrimediabilmente l’assetto del nostro continente in poco tempo.

Le decisioni di oggi si ripercuoteranno sul nostro futuro a breve termine. L’immigrazione è un fenomeno per il quale è indispensabile l’accoglienza, ma un’accoglienza che sia regolamentata, vigile e strutturata. I fondi ad essa giustamente destinati continuano ad esserci, finalizzati a tipologie diverse di intervento e ad aree geografiche diverse.

Tuttavia alcuni problemi rimangono. Mentre prima le somme stanziate per i minori, ad esempio, erano di 80 euro al giorno, oggi sono state praticamente dimezzate (parliamo di circa 40 euro). I minori non accompagnati arrivati sul nostro territorio vengono o veicolati verso i grossi centri di accoglienza e poi distribuiti nelle varie Regioni italiane oppure, se sfuggono a questo processo, arrivano nei vari comuni italiani.

La conseguenza è che ad occuparsene, come è giusto che sia, sono i rispettivi sindaci, che li inseriscono nelle case famiglia le quali continuano a chiedere per il soggiorno 80/90 euro al giorno a fronte di un dimezzamento, come evidenziato prima, dei fondi messi a disposizione dallo Stato.

Ricade, quindi, sulle risorse degli Enti Locali la quota per coprire la differenza tra la richiesta delle case famiglia e i fondi erogati dallo Stato attraverso le Prefetture. Si sta, pertanto, verificando che i Comuni in maniera disomogenea e difforme debbano con le proprie risorse sopperire ad un problema internazionale. In questo scenario rimangono aperti alcuni interrogativi: come mai la stragrande maggioranza dei minori non accompagnati, cosi come accaduto in passato per il Bangladesh, oggi proviene dall’Egitto?

E come se all’improvviso, senza alcuna spiegazione evidente, si aprissero dei canali di provenienza. Se tutto questo si verifica, e si sta verificando, logica e coscienza impongono che di questo esodo particolare se ne debba occupare innanzitutto l’Europa, quindi ogni singolo Stato che ne fa parte, attraverso un equo sistema di distribuzione, capillare e proporzionato ai territori, sia delle risorse che dei migranti, con particolare attenzione per i minori non accompagnati.

Questo non significa non voler accogliere, ma significa accogliere bene. Se l’accoglienza non è adeguata è meglio portare assistenza e aiuti nei Paesi di origine per evitare che l’accoglienza stessa possa diventare sfruttamento altrove.” È quanto emerge in una nota a firma dell’assessore ai servizi sociali Stefania Di Russo