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Cari concittadini

23 Agosto 2019

Cari concittadini, in questa parte finale del mese di agosto 2019 voglio provare a raccontare qualcosa della mia esperienza di Sindaco che ho iniziato nel 2016. Ebbene, fino al 2016, non riuscivo ad andare in ferie per motivi personali ai quali, oggi, se ne aggiungono tanti altri legati al mio impegno pubblico e che, di fatto, mi impediscono di prendermi non solo nemmeno un giorno di riposo ma addirittura qualche ora. Ma perché ho scelto di esternare queste mie semplici riflessioni in questo periodo?

Ho deciso di farlo proprio in questi giorni, nei quali molti si stanno godendo le meritate ferie, mentre io, purtroppo, sembra che non abbia questo diritto. Penso all’emergenza rifiuti, a quella degli incendi e, adesso, a quella idrica. A queste situazioni se ne aggiungono tante altre che riguardano i singoli cittadini o le varie zone comunali e, anche, la gestione quotidiana dei servizi che il Comune deve poter assicurare. A questi si aggiungono i mille messaggi WhatsApp, quelli che giungono via Facebook, le telefonate che mi raggiungono negli orari più disparati (a volte anche di notte). Tutto questo come se il Sindaco avesse il potere di risolvere tutti i problemi. Ebbene, dodici passi, sono esattamente dodici passi, quelli che riesco a fare la mattina prima di ricevere la prima chiamata con qualche richiesta di vario genere.

So bene che sono io ad aver voluto scegliere questo impegno e l’ho fatto perché profondamente motivato dalla voglia di offrire un servizio al mio paese con l’intenzione di gettare le basi per un futuro migliore. Tra i miei principi ispiratori c’è anche il desiderio fare tutto rispettando profondamente le leggi e le persone. Eppure c’è il comportamento di alcune persone che non riesco proprio a capire. Sembra che abbiano il solo obiettivo di tentare di offendere il mio lavoro. Vorrei che fosse a tutti evidente che, da quando mi avete scelto come Sindaco, famiglia, salute, amicizie sono passate in secondo piano rispetto al mio impegno amministrativo. Certo se sto facendo bene o male sarà la storia a raccontarlo. Nel frattempo credo di aver diritto al rispetto. Un rispetto che i cittadini devono a me come Sindaco al pari di quello che ogni cittadino di altro comune deve al proprio Sindaco, tutti impegnati a lavorare, minuto per minuto, per il proprio territorio.

Non dico una banalità quando affermo che come Sindaci siamo spesso totalmente abbandonati dagli enti sovracomunali come sta accadendo in questi giorni per l’emergenza rifiuti e l’emergenza acqua a Suio Terme. Per ogni questione non mi sono risparmiato in nulla cercando il  modo per alleviare, come ho potuto, il disagio sia per i cittadini che per le strutture termali. Ritengo che sia davvero inaccettabile e intollerabile che si possa trovare da ridire su come ho cercato o stiamo cercando di affrontare le problematiche. Cosa che ha, invece, cercato di fare qualche operatore.

Non è possibile sentire e leggere commenti da chi non sa neanche di che cosa si parla come succede, purtroppo, su Facebook. A questi soggetti di certo non rispondo evitando di perdere tempo prezioso che devo dedicare, invece, ai miei cittadini che non meritano le polemiche da marciapiede di cui, alcuni, si stanno facendo protagonisti.

Ed è anche per questo che ho deciso di scrivere questa breve lettera con la quale rivendico il rispetto che si deve ad un Sindaco che rappresenta non solo se stesso ma anche tutti i cittadini e che lavora con impegno, passione e senso del dovere senza perdere tempo e sacrificando anche le relazioni e gli affetti più cari. Castelforte ha bisogno di persone che lavorano e non di chiacchiericcio inutile. Pur essendo una impresa molto difficile io continuerò ad impegnarmi affinché nel mio paese ci sia il rispetto dovuto alle persone e alle istituzioni.

Io, infatti, sogno una Castelforte dove nessuno più butta la carta per terra, dove nessuno getta i rifiuti in maniera abusiva, dove nessuno commette atti vandalici e, soprattutto, dove nessuno attribuisca colpe all’amministrazione per situazioni di emergenza indipendenti dalla nostra volontà o dal nostro agire. Vorrei, invece, un paese dove incontrandoti per strada ti domandino come va? Come possiamo migliorare le cose insieme? Un paese dove i rancori siano confinati e sconfitti. Insomma, un paese dove “si è vivi e felici solo se lo sono anche gli altri”. Per realizzare questo sogno c’è bisogno dell’impegno di tutti, nessuno escluso.

Questa è la Castelforte che dobbiamo costruire con orgoglio e che abbiamo ereditato dai nostri avi.

Non permettiamo alle pochissime persone che si impegnano negativamente a rovinare la nostra convivenza di riuscire nel loro intento impoverendo le nostre relazioni e infangando la nostra storia e le nostre origini.

 

Insieme ce la possiamo fare.