
6 maggio 1976 – 6 maggio 2021 – 45° anniversario del terremoto del Friuli
6 Maggio 2021
Alle 21 del 6 maggio 1976, nell’area friulana compresa tra Udine e Pordenone, nessuno sapeva che la vita, da un momento dall’altro, non sarebbe stata più la stessa. Non lo sapevano gli anziani, gli adulti. Non lo sapevano i bambini. Furono 137 i Comuni colpiti dalla scossa: violenta, improvvisa, in una sera di primavera che di primavera non aveva niente.
La terra tremò e fu subito inverno. Una scossa violenta tra i Comuni di Gemona e Artegna, il resto è tristissima storia. Una storia di polveri, macerie, distruzione e dolore. I danni furono inestimabili: le conseguenze della scossa distruttrice furono amplificate dalle particolari condizioni del suolo, dalle zone di altura dei paesi maggiormente colpiti e dall’età avanzata delle costruzioni.
La scossa, passata alla storia come il terremoto del Friuli, fu avvertita in tutto il Nord Italia e cancellò in meno di un minuto quei paesi che due Guerre Mondiali non erano riuscite a scalfire.
Centinaia di giovani friulani, dopo l’evento sismico, partirono dalle zone della regione non toccate dalle conseguenze del terremoto. Una corsa ai soccorsi immediata, perché c’erano vite da salvare. Furono i sindaci a costituire e coordinare vere e proprie squadre, insieme all’aiuto logistico di Vigili del Fuoco e degli Alpini della Julia.
Un modello completo di ricostruzione, portato a termine. Oltre 5mila chilometri quadrati colpiti, 600mila abitanti sconvolti, quasi 989 morti, 100mila sfollati, 18mila case distrutte, 45 Comuni rasi al suolo. E la lunga serie di scosse di assestamento e paura. Il Friuli, però, fu ricostruito in dieci anni. Ciò che era stato frantumato è stato ricostruito, pietra dopo pietra, con un’attentissima catalogazione che ha visto la gente del posto prendere ogni pietra, numerarla e rimetterla al suo posto.