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Archeotelling – Le ricostruzione del santuario

22 Marzo 2020

 

💪Proseguiamo con le nostre “pillole” di archeologia raccontandovi un altro aspetto del nostro sito archeologico presso La Cuma, preparandoci al momento in cui potremo finalmente tornare a viverlo di persona.

👉Lo sapete perché può considerarsi unico? Perché è l’unica evidenza monumentale di carattere sacro sulla fascia medio-adriatica meridionale fruibile al pubblico. Pur non trovandosi sulla costa, infatti, è raggiungibile agevolmente percorrendo la panoramica valdaso.

Cosa troverete al vostro arrivo
Un santuario romano della metà del II secolo a.C. composto da 3 edifici:
▪️un tempio più grande,
▪️un tempietto più piccolo dedicato ad un culto minore
▪️e un grandioso portico colonnato a due navate e doppia fila di colonne che chiude scenograficamente la piazza.

1️⃣ Il primo edificio che si trova al centro dell’area è un tempio di cui si conservano purtroppo solo parti delle fondazioni dei muri che appartengono al podio del tempio. Le fondazioni a loro volta dovevano essere rivestite da lastre di arenaria (o almeno essere intonacate) e presentare una cornice modanata di base e una analoga superiore, di cui alcuni frammenti sono visibili ancora sul posto. All’edificio si poteva entrare da una scalinata posta sulla fronte, non più conservata. Secondo la classificazione architettonica degli edifici sacri romani questo tipo di tempio va riferito alla tipologia cosiddetta etrusco-italica, ovvero presentava quattro colonne sulla fronte e due corridoi situati ai lati della cella centrale e aperti sul davanti. Come abbiamo visto nella “pillola” precedente, dobbiamo immaginare un tetto che, sopra le travature in legno, era coperto da lastre di terracotta decorate e colorate di cui alcune rappresentano un fulmine alato, fattore molto interessante se unito a quello del ritrovamento di bolli e graffiti su alcuni frammenti di ceramica con una dedica scritta a Giove, il che lascia supporre che nel tempio fosse praticato un culto di Giove. Sulla fronte del tempio la decorazione del tetto lasciava spazio ad un frontone dove era rappresentato un qualche episodio mitologico (forse legato alla vita di Giove) come dimostrerebbero i pregevoli frammenti di statue in terracotta dipinta mostrati nella “pillola” precedente.

2️⃣ Sullo sfondo dell’area, con notevole effetto scenografico su tutto il complesso, troviamo il portico di doppia fila di colonne in arenaria locale contenuto da un possente muro in blocchi d’arenaria, orientato approssimativamente Est-Ovest. Abbiamo un colonnato centrale di ordine ionico italico, con 8 colonne alte complessivamente 6,45 m. ed una fila di 13 colonne doriche all’esterno, alte in totale 4,5 m. Nell’angolo Occidentale un muro parallelo a quello di fondo chiude una sorta di aula angolare con tre colonne ioniche normali ed un pilastro a segnare il passaggio con le navate del portico. Un identico spazio speculare doveva essere presente nell’angolo opposto, in posizione esattamente simmetrica. Nella zona dell’angolo orientale del portico di fondo si innesta un braccio perpendicolare ad esso, caratterizzato da una fila di ambienti a pianta rettangolare (circa 4 x 3 m, forse botteghe ?) che si aprono su un porticato. Il portico così descritto, con doppio colonnato sul fondo e ambienti preceduti da una sola fila di colonne sul lato orientale risale ad una seconda fase di interventi nel santuario, quando, al semplice portico munito di una fronte dorica e di una spina di colonne centrali di ordine ionico-italico databile nella prima metà del II sec. a.C., segue nella seconda metà del II sec. a.C., l’aggiunta del braccio orientale a quello settentrionale più antico e la costruzione di nuove strutture sul lato occidentale, attualmente non visibili, ma riportate in luce dalle recenti campagne di scavo dell’Università di Bologna. Le nuove strutture sui tre lati inquadrano così una piazza terrazzata al centro della quale sorgeva il tempio principale. Anche in questo caso dobbiamo immaginare una copertura del tetto con le antefisse già descritte.

3️⃣ Ad Ovest del tempio si trova il terzo edificio del complesso aggiunto nella seconda metà del II secolo a.C. Si tratta di un sacello (piccolo tempio) orientato in senso Nord-Sud che ha nel tratto settentrionale due ambienti di dimensioni simili pavimentati in cocciopesto ed un terzo ambiente centrale più grande. Nell’angolo Nord-Ovest di tale ambiente è presente una vasca con sponde in lastre di arenaria internamente foderata in cocciopesto. La presenza di una cisterna e di una vasca fanno pensare ad una loro funzione legata alle pratiche rituali connesse al culto ospitato in questo piccolo edificio. Anche per questo piccolo edificio è plausibile ipotizzare una decorazione in terracotta del tetto che ci dà indicazioni riguardo al culto ospitato nell’edificio: vanno attribuite a questo edificio, infatti, le antefisse raffiguranti una protome leonina e la figura di Ercole a riposo, un tema scarsamente diffuso nel generale panorama delle terrecotte architettoniche e quindi ancor più indiziario della presenza anche di Ercole, tra i culti del santuario.

📸 Per le foto, le ricostruzioni grafiche e il materiale di ricerca sul santuario de La Cuma ringraziamo tutta l’equipe del Dipartimento di Scienze, Culture e Civiltà dell’Università degli Studi di Bologna – Alma Mater.

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