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Archeotelling – Le terrecotte architettoniche

22 Marzo 2020

‼️Il nostro sito archeologico è chiuso come saprete‼️
Ma in questa fase di necessaria quarantena che riguarda tutto il Paese non vi lasceremo soli e condivideremo su questa pagina con regolarità il nostro straordinario patrimonio storico e archeologico “in pillole”.

👉 Lo faremo attraverso alcune mini-lezioni 📚📚📚 che vogliono raccontare la nostra realtà, con l’augurio che possiate tornare presto a goderne di persona

1️⃣ LE TERRECOTTE ARCHITETTONICHE
Nel nostro sito sono state rinvenute nelle varie campagne di scavo condotte negli ultimi 60 anni molte tipologie di terrecotte architettoniche.

Di cosa si tratta
Di lastre, cornici, antefisse e decorazioni a tutto tondo che rivestivano e decoravano i tetti dei tre edifici di cui era composto il santuario de La Cuma (il tempio, il portico e il piccolo sacello laterale).

👉 Erano appunto in terracotta ed erano dipinte, come possiamo vedere in alcuni esemplari che hanno mantenuto il colore.
Il maggior numero delle terrecotte rinvenute va attribuito al tempio principale 🏛️ (forse dedicato a Giove) e si tratta delle seguenti tipologie: antefisse con motivo a fulmini e spirali (si ricordi che il fulmine è attributo di Giove), antefisse con motivo naturalistico ad altissimo rilievo e antefisse con motivo a palmette alternate e rovesciate entro volute, cui vanno accostate quelle con la cosiddetta “Potnia theròn” (termine greco che significa “signora degli animali” e che indica una figura femminile legata nella simbologia orientale alla potenza sull’Universo: una figura femminile che tiene tra le mani due fiere).

👉 A queste terrecotte vanno accostate anche le diverse tipologie di cornici (cornice modanata, cornice con meandro traforato e cornice con girali e motivi a ‘8’). Nell’ultima delle immagini potete vedere come si componeva il sistema di rivestimento e di decorazione dei tetti delle strutture. Queste antefisse presentano delle differenze di stile e di fattura, il che ha fatto ipotizzare l’esistenza di due fasi decorative del tempio, entrambe nell’ambito del II sec. a.C., ma che corrispondono a due distanti fasi di vita del monumento stesso: quella originaria (ca. 175-150 a.C. che corrisponde la momento dell’erezione del tempio stesso) e una successiva alla metà del II sec. a.C. (ca. 150-90 a.C., un restauro?). Sono invece da riferire alla decorazione del tetto del portico colonnato altre antefisse con Potnia theròn, le lastre con fregio continuo a bassorilievo a tema naturalistico, forse quelle con la cosiddetta “Donna-fiore” e quelle con palmette e protomi alternate e rovesciate entro volute (si vedano le foto sotto). Molte di esse, databili nel corso del II sec. a.C., sono state recuperate dai livelli di crollo e di distruzione del portico: questo permette di dedurre come esse fossero certamente in opera nel corso della seconda fase dell’edificio (ca. 150-90 a.C.), quando presumibilmente esso fu ampliato, fino alla fase finale di distruzione e crollo.

👉 Il sacello posto a O del tempio tuscanico (Edificio C) è l’edificio che pone maggiori problemi in termini di ricostruzione planimetrica e della relativa decorazione architettonica.
Al sacello si possono attribuire con buona probabilità le antefisse con protome leonina e quelle con Ercole velato con leonté (il copricapo a testa di leone che l’eroe indossa dopo aver ucciso il leone nemeo in una delle sue memorabili fatiche), manufatti caratterizzati da un livello inferiore e da una cronologia più recente, elementi che hanno fatto pensare ad una loro attribuzione al sacello, l’edificio più piccolo e più recente del santuario (forse dedicato ad Ercole), costruito nella stessa fase in cui si decide di ampliare il portico (ca. 150-90 a.C.) con intenti di monumentalizzazione del complesso.

⚜️ Una buona percentuale di questi pezzi erano esposti presso il Museo Civico Archeologico di Monte Rinaldo, chiuso a causa dei danni provocati dal sisma del 2016.

🕵️‍♀️Dopo un attento lavoro di restauro eseguito nei laboratori di Ravenna da professori e studenti dell’Università di Bologna – Alma Mater, alcuni pezzi sono tornati e sono visitabili presso il sito de La Cuma dove è allestita una mostra permanente in attesa della riapertura del museo.

👏 Un grazie per le ricostruzioni grafiche a Francesco Belfiori del Dipartimento di Storie, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna – Alma Mater che sta portando avanti un nuovo progetto di ricerca sul sito dal 2017 in collaborazione con Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Per qualsiasi informazione scriveteci a

📧 info@cumarcheologia.it