La Storia
Moruzzo ha origini antichissime, come dimostra la necropoli di epoca celtica rinvenuta nel 1897; sono anche stati ritrovati reperti quali fibule, armille, frammenti di ceramica, simili a quelli venuti alla luce nella necropoli di Santa Lucia a Tolmino.
Il toponimo deriva probabilmente dal latino murus (=muro), fatto che potrebbe significare la presenza, nel territorio, di un castrum romano. Sembra, infatti, che il confine territoriale dell’agro aquileiese passasse per Rive d’Arcano e Moruzzo, per poi toccare Tavagnacco.
Il primo documento che riguarda il territorio si riferisce a tre fratelli di stirpe longobarda che donarono ai monasteri di Salt di Povoletto e Sesto al Reghena le loro proprietà, tra le quali spiccava la Vigna di Grobanges, identificata nell’attuale località di Santa Margherita del Gruagno. Nel Diploma di Ottone II del 983 viene confermato, al patriarca di Aquileia Rodoaldo, il possesso dei castelli di Buia, Magagna, Udine, Brazzacco e Gruagno.
Nel 1161, in un documento, compare, per la prima volta, il nome del paese di Moruzzo. Nel 1511, durante la rivolta denominata del “Giovedì Grasso”, il Castello di Moruzzo fu saccheggiato e depredato come quelli di molti altri paesi friulani. La Torre Sant’Andrea, nonché l’omonima chiesetta e l’ex casa parrocchiale, sono tutto ciò che ci resta del Castello Inferiore di Brazzacco, anch’esso incendiato nel 1309 e nel 1511.
Il Castello di Brazzacco di Sopra è invece, fortunatamente, meglio conservato: i muri di grosse pietre squadrate e gli interni ci permettono di riconoscere in questo mastio un tipico esempio di edificio feudale tre-quatrtrocentesco. Bisogna aspettare il ‘600 e il ‘700 per trovare nell’architettura signorile e negli arredi sacri le espressioni di una vita più raffinata ed opulenta rispetto al passato: ne sono testimonianza le ville gentilizie Savorgnan di Brazzà a Brazzacco di Sotto, Del Torso Ferri a Colle Malnisio, Manin Antonimi a Moruzzo, Perabò Della Savia a Borgo Treppo e Ottelio a Modotto.
A Moruzzo sorge anche la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Tommaso, che ha origini molto antiche; al suo interno troviamo altari marmorei settecenteschi, pregevoli arredi sacri e due sculture lignee raffiguranti i Santi Antonio e Giacomo, opere dell’artista cinquecentesco Giacomo Martini. Il Campanile, risalente al 1300, deve la sua attuale struttura alle ristrutturazioni operate nel 1899 e nel 1976, dopo il sisma di quell’anno.
Sulla cima, svetta, da quasi cento anni, l’angelo anemoscopo ad indicare le direzioni dei venti. Sparse nelle campagne o in cima ai colli, sorgono numerose chiesette votive come quella di S. Eurosia, del 1400, quella dedicata a San Michele Arcangelo, che sorge sull’omonimo colle e quella della SS. Trinità, risalente al 1600 e fatta edificare da Giovanni Manin, canonico del Capitolo patriarcale, come cappella gentilizia dell’attigua residenza di famiglia.