Forte di Osoppo
Il colle e la Fortezza di Osoppo rappresentano un complesso di grande interesse storico e naturalistico, parte integrante del sistema ambientale del Tagliamento (con la Sorgiva di Bars – a sud del colle – e gli ambiti presenti lungo il fiume, tra i quali il laghetto di Cornino, dove è stato avviato un progetto di reinserimento del grifone).
Il colle è stato teatro di alcuni episodi gloriosi: l’assedio del 1514 in cui Gerolamo Savorgnan salva la Patria del Friuli e Venezia dagli Imperiali, l’eroica difesa contro l’Austria da parte di un gruppo di patrioti nel 1848.
Ma esso costituisce soprattutto un insediamento fortificato assolutamente singolare per essere stato utilizzato fin dall’antichità come struttura militare. Se la “Fortezza” è il tema centrale della formazione storica del colle, non va dimenticato il suo valore ambientale, per cui esso può essere definito un vero e proprio monumento naturale.
Dopo i bombardamenti del ’45 e il terremoto del ’76, la Fortezza appare come un ammasso di ruderi, come un coacervo di resti della sua lunga storia. Gli interventi di recupero hanno interessato finora la zona centrale dell’altopiano (con la realizzazione del Centro visite, in cui si trova 11 punto di informazione, i servizi e la mostra permanente sulla Fortezza, il recupero della Casa del tamburo come punto di ristoro e il restauro di mura e resti edilizi), la zona meridionale (con il recupero del Castel Novo, del Forte italiano e delle mura) e le aree contermini.
L’accesso all’altopiano della Fortezza avviene dal paese, lungo la Strada napoleonica , passando sotto la Porta austriaca , proseguendo lungo il Bastione veneto della porta e oltrepassando la Porta del secondo recinto di mura in periodo veneto, di essa rimane un’apertura nelle mura), fino a raggiungere la zona centrale dell’altopiano.
L’area è definita dalla presenza delle mura del terzo recinto verso sud e dai resti della Chiesa di San Pietro. Di essa rimangono la parte inferiore della facciata monumentale, resti dell’abside e dei muri perimetrali e la sagrestia.
Realizzata tra la fine del ‘600 e l’inizio del 700, su progetto di Domenico Rossi, non fu mai completata secondo il progetto originario, più volte crollata (ultimamente in seguito al sisma del 1976) e ricostruita.
All’interno sono stati riportati in luce, dalla Soprintendenza, i resti archeologici della pieve originaria.
Proseguendo a sinistra della chiesa, lungo una rampa in discesa, si raggiunge il parcheggio per auto (si rileva la presenza del Sorbo degli uccellatori e di un Nucleo di aceri). A nord del parcheggio si possono osservare i resti del complesso delle Caserme italiane. Ritornati alla chiesa, si prosegue verso est entrando nel parco arborato (ricco di platani, tigli, abeti rossi ecc.). A nord si notano i resti del Terrapieno della casa del comandante (Su di esso insistono i resti della casa del comandante veneta e del padiglione ufficiali napoleonico – ristrutturati in periodo italiano – e l’edificio del Centro visite realizzato nel 1955, recentemente ristrutturato). Proseguendo verso est si raggiunge il Belvedere, punto panoramico da cui si può vedere il sottostante Campo trincerato napoleonico e, verso nord,il Bastione veneto del secondo recinto.
Ritornando verso la chiesa si possono visitare, infine, i resti della Casa del tamburo veneta (L’edificio, realizzato in periodo veneto, è stato ampliato e ristrutturato dai Francesi, come forno, e dagli Italiani. Ridotto in condizioni di rudere, è stato recentemente restaurato e completato per realizzarvi un punto di ristoro). Con il piano particolareggiato del 1985 e con i successivi interventi della Regione, della Provincia, del Comune e della Soprintendenza, è stato avviato il recupero e la valorizzazione del colle e della Fortezza. In particolare, attraverso un’attenta analisi storica e i primi interventi di rimessa in luce e restauro, è stato possibile “restituire” ai resti e segni presenti il loro significato e, a partire da qui, individuare diversi sistemi difensivi, intesi come insiemi di manufatti (edifici e infrastrutture), corrispondenti a momenti storici significativi di funzionamento della Fortezza, i quali possono costituire il supporto a percorsi di visita.
Tra natura e insediamento vi è, nel caso del colle, uno stretto rapporto di interdipendenza: durante i periodi di utilizzazione militare la vegetazione è stata frenata nella sua evoluzione naturale; dai primi anni del ‘900, col ridursi del valore strategico della Fortezza, essa viene organizzata in giardini, orti, viali; dopo la seconda guerra mondiale vengono introdotte specie ornamentali ed esotiche.
L’interesse floristico e vegetazionale del colle è legato oggi alla presenza di un mosaico di situazioni microclimatiche, che hanno favorito lo sviluppo di numerose formazioni vegetali, in alcuni casi (come il Leccio e il Pino nero) non comuni nel paesaggio collinare. Tale vegetazione, frammista a un numero rilevante di specie non locali, presenta i caratteri del “parco arboreto”, anche se non ancora organizzato.