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San Giovanni: La festa del Patrono

Cenni storici sulla festa dell’Apparizione di San Giovanni Battista Patrono di Pontecorvo

San Giovanni Battista nacque circa sei mesi prima di Gesù, ad Ain Karim in Giudea il 24 giugno da Zaccaria ed Elisabetta che erano già avanti con gli anni. Quando ebbe trent’anni, cominciò a percorrere in lungo ed in largo il deserto, Gerusalemme e le rive del fiume Giordano, annunziando ovunque la venuta del Messia.

Predicava con grande ardore e battezzava i penitenti. Poi sul Giordano si presentò lo stesso Gesù, e volle essere battezzato da lui. Il Battista diceva alle folle: “Ecco l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”. Erode, assetato di potere, vide nella crescente popolarità di Giovanni un pericolo per sé e il suo trono e quando lo denunciò come pubblico peccatore, lo fece decapitare. La sua morte si colloca intomo all’armo 30 del I secolo. Il suo corpo fu sepolto in Samaria e la tomba è attestata dalle opere di S. Girolamo.

Il culto a San Giovanni Battista si diffuse presto in maniera eccezionale, tanto da potersi considerare universale fin dal IV secolo. Innumerevoli sono le Chiese, gli Oratori e soprattutto i Battisteri dedicati alla sua memoria. In Occidente la Chiesa principale a Lui dedicata è quella di San Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma Madre di tutte le Chiese del mondo. Anche a Pontecorvo il suo culto è antichissimo, basti pensare alle numerosissime chiese esistenti nel suo territorio.

Tra le più importanti di esse si deve annoverare quella di San Giovanni a Gaudo con annesso Ospedale dei Cavalieri di Malta in località Melfi. Ma ad ingigantirne il culto e la devozione a Pontecorvo fu l’avvenimento straordinario, unico nella storia della Chiesa, della sua Apparizione al contadino Giovanni Mele, il 14 aprile del 1137, sulla sponda del Lili nella medesima località. Il precursore di Gesù gli disse: “Io sono Giovanni Battista mandato da Dio a liberarti.

Va dall’Arciprete Grimoaldo e digli che edifichi in questo luogo un tempio a gloria del mio nome”. Poiché il contadino, per timore di non essere creduto, non riferì nulla della visione a S. Grimoaldo, San Giovanni apparve personalmente al Santo Arciprete e lo esortò a costruire la Chiesa la cui prima pietra fu posta nello stesso anno, dal Vescovo di Aquino Mons. Guarino. In un primo momento la costruzione fu un’ edicola di piccole dimensioni che in seguito fu ingrandita e si chiamò “Venerabile Cappella di S. Giovanni Appare”.

Questo antico Santuario, in parte distrutto dai bombardamenti (1943-1944) della seconda guerra mondiale, purtroppo non fu ricostruito e i suoi resti furono sommersi dalle acque del fiume Liri. Nel 1956 a ricordo dell’antica, fu costruita una piccola Cappella, poco distante dal luogo dell’Apparizione e conserva il cancello di quella originale. Da quell ‘ anno 1137 ebbe inizio il pellegrinaggio guidato dall’Arciprete S. Grimoaldo, dalla Chiesa di S. Bartolomeo al Santuario di Melfi.

Sono passati ormai otto secoli dall’avvenimento, ma il pellegrinaggio è riinasto intatto ed è vissuto come lo vissero gli antenati, con le stesse modalità plurisecolari. Se la data è stata posticipata, per motivi liturgici, dal 14 aprile alla seconda domenica di maggio, la processione e la devozione dei fedeli sono quelle di sempre.
Nel 1996 il Vescovo Diocesano Mons. Luca Brandolini, ha pubblicato una “Nota Pastorale” con la quale ha inteso valorizzare gli aspetti più significativi della Festa di San Giovanni a Pontecorvo e ha voluto partecipare personalmente guidando, a piedi, il pellegrinaggio dalla Cattedrale fino a Melfi.

Uno degli eventi legati alla festa del Santo Patrono che riporta a tradizioni antiche.


Video riguardante la puntata di Geo e Geo del 04 gennaio 2011 su Rai 3 incentrato sulla tradizione della festa patronale di San Giovanni Battista che si svolge la seconda domenica di maggio a Pontecorvo


La processione

Dalla metà del mese di Aprile tutti attendono la processione, che viene effettuata con qualsiasi tempo, anche in caso di pioggia. L’intera città viene svegliata dai colpi di mortaio e dai rintocchi di “Susanna”, la campana maggiore di S. Bartolomeo.

Alle ore 03.00 tutti sono svegli per vivere uno dei giorni più attesi di tutto l’anno, che ricorda l’apparizione di San Giovanni Battista, vissuto con lo stesso spirito e con gli stessi riti che venivano eseguiti dagli antenati pontecorvesi.

Alle ore 04.00 ha inizio il rito penitenziale.

Alle ore 05.00 terminata la liturgia, i fedeli che gremiscono la Chiesa, il piazzale antistante le strade, fanno esplodere la loro devozione gridando: “Evviva San Giovanni”. Poi si assiste al tripudio di canti, di suoni della banda musicale e di potenti colpi di mortaio.

Entrati in processione, si fa una breve sosta davanti all’ospedale per la benedizione degli ammalati. La statua viene portata da giovani.

Prima di raggiungere il santuario, viene attraversato un punto chiamato “le peccata mea” nel quale i pellegrini gettano un sasso nel fiume per liberarsi dai peccati: piccolo o grosso secondo il peccato che uno ritiene di aver fatto, recitando queste parole:

“tutte le peccata mea abballe a sciume”

(tutti i miei peccati in fondo al fiume)

Straordinaria è la concomitanza di questo rito con quello di alcuni popoli primitivi di cui dà notizia il Pettazzoni nel suo libro “La Confessione dei peccati”. Infatti la confessione dei peccati gettando sassi nel fiume, si riscontra presso certe tribù primitive australiane. Un rito purificatorio, che ha un interesse eccezionale.

Arrivati al Santuario viene celebrata l’Eucarestia; alle ore 11.00 si riparte.

Il procedere è più lento e faticoso, la campagna di Melfi è ricca di case e ad ognuna di esse c’è una tavola coperta da candide e ricamate tovaglie su cui posare la statua del Santo.

A pochi metri dalla città si uniscono alla processione le massime autorità civili, militari e religiose del paese;

una folla immensa si assiepa lungo il percorso attraverso la principale via: ci sono gli zampognari, la banda, il trono prezioso con il Santo, le donne scalze con gli enormi ceri in braccio e le gole gonfie che cantano “ssan Giovanni Battista – ivvora ppro nobis… (San Giovanni Battista ora pro nobis)”.

Arrivati in città il Patrono viene posto nel “Trionfo”.

Nella Basilica Cattedrale di San Bartolomeo, con la benedizione del Vescovo si scioglie la processione e si conclude la festa religiosa di San Giovanni Appare.

Concludendo, la festa di San Giovanni è differente da quella che si celebra in altre città, perché in queste si ricorda la nascita del Battista, a Pontecorvo, invece, la sua Apparizione.

Riti legati al Santo Patrono

Maggio si chiama il carro infiorato, trainato da candidi buoi bardati fantasiosamente, che il sabato precedente la festa parte dalla città di primo pomeriggio per raggiungere la contrada detta oggi Melfi San Giovanni.

Sulla sinistra del Liri si riversano in gran numero comitive festose con la banda, le bancarelle, le trattorie improvvisate all’aperto.

C’è anche chi decide di farsi un “comparello” o una “comarella”: il rito è ancestrale, il patto fra due ragazzi o, più spesso, fra due ragazze è suggellato non col sangue, ma con l’acqua, una volta limpida, del Liri che scorre fra i ciottoli.

Le “comarelle” scendono a riva, scelgono un sassolino che reggono fra gli anulari delle loro mani destre, immergono queste nell’acqua e cantano la filastrocca:

“Cummare e cummarella

preta d’anella

preta de vullana

a cummare me voglie fa..

Quanne te’ ‘na cosa ciù la dàie a me,

quanne tènghe ‘na cosa i’ la donghe a te”.

Sempre nel sabato due donne portano in giro, issati sulle loro teste due fantocci che raffigurano Camele e il Diavolo; le seguono torme di ragazzi che con “stagnere” e bidoni fanno un gran fracasso.

Le donne fanno ballare i fantocci accelerando il ritmo man mano che procedono, anche perché viene loro offerto il generoso vino locale; i ragazzi ritmano il loro passo che strada dopo strada copre i tre chilometri che le separano dal luogo dell’Apparizione. Qui “Camele” e il “Diavolo” vengono messi in un angolo, da dove saranno rimossi la domenica mattina all’apparire della processione di San Giovanni.

Allora il Bene fuga il Male e il suo Frutto che vengono gettati nel Liri e “lapidati” fino alla loro completa distruzione.

La processione del Santo, che era partita all’alba dalla cattedrale di San Bartolomeo, prosegue ora lungo le vie di campagna.

Arrivati sul luogo dell’Apparizione tutti innalzano fervide preghiere perché vengano esauditi i loro voti.

Dopo la cerimonia religiosa nella chiesa di campagna, si forma di nuovo la processione che verso le undici, come già detto, prende la via del ritorno.