Esplora contenuti correlati

San Martino

Titolo dell’antica pieve, la cui esistenza è provata dal 1184; dà il nome ai prati circostanti e alla strada che dal capoluogo porta a Rivetta: è indizio di una presenza latino-cattolica sul territorio (sec. VI-VII).

La Pieve di San Martino Vescovo ha subito nel corso del tempo numerosi rifacimenti ed ampliamenti. La Plebem de Ripis è ricordata in una bolla del patriarca Gottifredo con la quale la chiesa nel 1184 viene donata al decano Liutprando e ai Canonici di Aquileia. Le prime strutture della Chiesa risalgono tuttavia ad epoca altomedioevale — longobarda o carolingia, com’è testimoniato da importanti tracce architettoniche e resti di sculture rinvenuti negli scavi della navata. L’aspetto attuale risale al Settecento, epoca cui appartiene anche il campanile. La chiesa possiede un’aula rettangolare ed un’abside poligonale, con volta costolonata.

All’interno vi si trovano l’altare maggiore settecentesco (1717) con statue dell’Annunciazione, l’altare del Rosario (1845), opera di Pietro Fantoni di Gemona, un fonte battesimale datato 1541, eseguito durante la reggenza del pievano Zaccaria, e un’acquasantiera del 1504 di Giovanni Antonio Pilacorte. Di particolare interesse è la pala d’altare in pietra dipinta, realizzata nel 1530 da Carlo da Carona con statue di Santi, l’Annunciazione e l’Eterno Padre.