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Fabrateria Nova

Distrutta la colonia latina di Fregellae nel 124 a.C. fu costruita sulla sponda destra del fiume Liri la città denominata Fabrateria Nova situata nella località attualmente denominata “La Civita” tra gli abitati di Isoletta e San Giovanni Incarico.

La città era delimitata a nord ed a Est dal fiume Liri le cui acque venivano attraversate da due ponti che tracciavano la via latina e congiungevano le città di Frosinone ed Aquino.

Il primo ponte a nord si trovava a circa 500 mt. dopo la confluenza del Liri con il Sacco, i due fiumi che anticamente erano chiamati rispettivamente Verde e Tolero(Trerus). L’altro ponte ad est che immetteva la città alla porta Aquinea si estendeva in località Limate ospedale(Dirupata).

Del primo ponte oggi non è possibile vedere niente però importanti per la localizzazione sono le testimonianze di anziani abitanti della zona che ne ricordano molto bene i resti che erano visibili in tempo di secca.

Nell’abitazione degli eredi del Sig. Dolce Luigi nei pressi del ponte vi sono due cunei tronchi in travertino presi tra i resti di questo antico ponte. Si sa per certo che questo ponte fu restaurato due volte precisamente nel 105 dall’Imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano e nel 226 dall’Imperatore Alessandro Marco Aurelio Severo.

Questo viene confermato dalle scritte rinvenute tra le rovine di questo ponte, incise in due pietre che ancora oggi si possono vedere, la prima, presso il municipio di San Giovanni Incarico risulta spezzata in due pezzi di cui una parte è mancante, e l’altra presso il casino Cayro sulla collinetta ad ovest della città, incastonata sulla facciata interna del chiostro della villa. Dell’altro ponte il Limata ospedale ancora oggi si possono osservare le basi dei piloni soprattutto quando il lago è in secca, ma molti anziani del luogo lo ricordano bene prima che fosse stato realizzato il lago artificiale nel 1925, infatti secondo loro era visibile un muro formato da grossi massi squadrati lungo l’argine del fiume, uno dei quali è incastonato in una parete dell’abitazione degli eredi del sig. Cedrone Salvatore.

Di questa città non si hanno notizie di carattere storico, probabilmente dovette trascorrere un’esistenza abbastanza anonima anche se vecchi studiosi la menzionano come città importante e fiorente nel commercio (cit. Cayro Tasciotti). Altri come il De Mattias nel suo libro “Cenno storico su Vallecorsa” ritiene che Fabrateria Nova fu sede di consoli, magistrati e sacerdoti come tutte le colonie e municipi di Roma; ed era iscritta alla tribù Tromentina. A testimoniare questo Brutero riporta questa lapide dove è impresso il nome di un console di Fabrateria Nova

JVLIAE A. F

CALVINAE

L. ALFIDI HERENNIANI

CONSVLIS

FABRAYERNI

NOVANI

D D

In questa città si tenevano anche importanti di Giureconsulti per decidere sulla pena capitale da infliggere ad alte personalità del tempo come, si può rilevare da una lettera che Cicerone scrisse a papiro pedo raccomandando un tale Quinto Curzio Rufo che in passato avrebbe cospirato contro di lui nel consiglio tenuto a Fabrateria Nova dal triumviro Antonio per farlo decapitare(Cicerone epistole IX 24).
Lo stesso San Magno Vescovo di Fondi venne qui martirizzato come risulta dal codice Antuerpiense(attribuito a San Gregorio) nel III secolo d.C. sotto l’imperatore Decio. La città era abitata da molte famiglie nobili romane tra le quali la Elvia, Annia, Papiria, Felvia, Ponzia, Pomponia, Trebellia, Sulpicia. Come risulta dalla lapide funeraria custodita nel giardino delle suore (casa di riposo Agnese).

TREBELLIA. M.L. VENERIA

SIBI ET SVIS

TREBELLIAE M.L. HILARAE

MATRI

M. TREBELLIO M.L. PRIAMO

M.TREBELLIO M.L. AMPITONI

FRATIBVS

La località “La Civita” è stata oggetto di scavi da parte della Soprintendenza Archeologica per il Lazio ed i monumenti di maggiore importanza venuti sin ora alla luce sono rappresentati dalle fondamenta di un piccolo anfiteatro di forma ellittica dalle dimensioni (70*57) realizzato al centro della città e da un tratto di via basolata.


Le ricognizioni di superficie hanno inoltre permesso di individuare l’esistenza di tratti di mura ad ovest e a sud; di resti di mura in opus mixstum e di cementizio, di un criptoportico di muratura in laterizio e di pozzi in terra cotta.
Alla fine del XVIII secolo, in località denominata “Porto” situata sulla riva destra del fiume Liri di fronte ad Isoletta furono osservati i resti di un muraglione e grossi travertini lavorati per proteggerlo in caso di alluvione , vicino al quale c’era il ponte precedentemente descritto. Tutte queste testimonianze permettono di ipotizzare con un discreto grado di certezza, l’esistenza di uno scalo fluviale come descrive anche F. Tasciotti ( Cenni Storici su San Giovanni Incarico),di fronte all’isola di Pontesolarato (Isoletta), per cui fu chiamato porto dell’isola. D’altronde la navigabilità del fiume è un fatto accertato, visto che esso veniva usato per trasportare al mare il legname per la costruzione di vascelli.
Nelle osservazioni di foto aeree è possibile dedurre l’esistenza di un assetto urbanistico regolare con strade che si intersecano ortogonalmente. Nell’area urbana occidentale in località ” Tesoro” è stato localizzato il tempio della Concordia com’è testimoniato da un epigrafe dedicatoria conservata nel casino dei Cayro.

CONCORDIA

EX S.C.

Il tempio era dedicato alla dea concordia. Il Cayro riferisce che molti reperti epigrafici ed archeologici furono recuperati tra le rovine di questa città, di cui gran parte custodite nel suo museo. Di quel museo buona parte delle opere furono acquistate dallo stato, altre si trovano ancora nelle proprietà che furono dei Cayro, ed in alcune abitazioni private del luogo. Una decina di sculture provenienti dalla collezione Cayro acquistati dallo stato nel 1941 sono conservati a Roma nel Museo Nazionale Romano: sono per lo più statue acefale, una delle quali è situata nel giardino delle monache a San Giovanni Incarico la statua fu rinvenuta presso la via di accesso alla città e risale all’età tardo repubblicana o imperiale. In questo giardino si possono ammirare i resti dell’antica città: capitelli, colonne, fregi dorici, cippi calcarei, epigrafi e fregi funerari.

 

Nel nostro paese nelle facciate delle case del centro storico e della campagna sono presenti materiali di reimpiego provenienti da Fabrateria Nova, quello che risalta di più agli occhi è il campanile della chiesa parrocchiale tutto interamente costruito con quei materiali. Nella vecchia abitazione dei Fiore a circa 50Mt dalla chiesa di San Cataldo si trovano murati o reimpiegati diversi reperti riferibili a monumenti funerari oltre ad una intera scalinata costruita con blocchi di pietra presi dalla vecchia città, considerando che la via Latina passava nelle sue vicinanze. Sul bordo della strada Civita Farnese presso l’abitazione dei Carnevale sulla facciata della casa sono presenti due frammenti di fregio dorico. Il primo consiste in una sola metopa contenente la raffigurazione di un bucranio; il secondo, più lungo, presenta una decorazione consistente in fiori ed un bucranio con evidenti guttae al disotto dei triglifi. Tenendo a mente quanto è stato fin ora detto, non si può pensare che una città così piccola di estensione quale era Fabrateria Nova potesse avere un ruolo importante nella storia di Roma tanto da avere persino dei consoli. Qualche perplessità è provocata dal ritrovamento nel territorio di Castro dei Volsci, in località detta Fregellana, di una lapide, rinvenuta sulla sponda del fiume Sacco sulla cui facciata appare scritto:

COLON, FABRAT, FREGELL

Il che induce molti a credere che prima della distruzione di Fregellae, già esistesse nella periferia di questa città una estesa colonia col nome di Fabraterna Fregellana per distinguerla da Fabraterna Vetus già esistente non molto lontano da essa nelle vicinanze dell’attuale Ceccano, come tra l’altro attesta l’illustre abate Chaupy (1769) che dopo la distruzione di Fregellae cambiò nome con Fabrateria Nova. Questa colonia si doveva estendere tra Castro e Pontecorvo con ramificazioni anche nei territori di Roccasecca ed Aquino come attestano alcuni ritrovamenti di statue ai margini della via latina che portava verso quest’ultima città, ed epigrafi, due delle quali trovasi presso la chiesa di San Vito (Roccasecca) che menzionano due famiglie di Fabrateria Fregellana. Questo spiegherebbe il perché il Cayro avrebbe confuso Fregellae con Fabrateria Nova, trattandosi quest’ultima all’inizio della sua storia di un’estensione della colonia della prima città, col nome appunto di Fabrateria Fregellana.

Questa è una mia tesi personale che non trova riscontro con gli storiografi locali tra cui il Colasanti, che si è avvalso molto delle erudite versioni di Livio e Cicerone quest’ultimo uomo politico e filosofo di Arpino che visse dal 106 al 43 a.C. conosceva molto bene questi luoghi. Comunque ancora tanto si dovrà scoprire, data la mancanza di documenti che ne attestano la vera storia. Quello che si sa per certo è che la città di Fabrateria Nova dovette perdere progressivamente la sua importanza in seguito al ripristino del vecchio tracciato della via Latina, attuata dall’Imperatore Vespasiano intorno al 70 d. C. che la tagliava definitivamente fuori dai principali flussi economici e commerciali.