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Gli studenti del Foscolo scoprono il “Critone” di Platone al castello di Riardo

27 Febbraio 2016

Gli alunni del liceo Foscolo di Sparanise e Teano, questo pomeriggio, alle 16 partiranno alla volta di Riardo per assistere gratuitamente alla rappresentazione scenica del “Critone” di Platone, un’opera straordinaria. Grazie infatti al preside Paolo Mesolella che ha oferto gratuitamente il trasporto ed al regista Angelo Maiello che ha offerto gratuitamente lo spettacolo, sessanta alunni del Liceo di Sparanise e Teano, assisteranno alla rappresentazione del Critone, questa sera alle ore 17 nella sala-teatro del castello di Riardo. Lo spettacolo, che conclude il festival “Teatri dell’anima”, presenta l’avvincente dialogo intercorso tra Socrate, interpretato da Giuseppe Ferraro, e il suo devotissimo discepolo Critone, interpretato da Angelo Maiello, regista e attore. Platone ci presenta, come più volte nei suoi scritti, la figura enigmatica di Socrate che continua ad affascinare per la sua vita improntata alla ricerca della sapienza, della virtù e della giustizia, nel rigoroso rispetto delle leggi. Nonostante i tentativi di Critone di mettere in salvo la sua vita, il maestro, accusato di empietà e corruzione dei giovani, preferì non eludere la condanna a morte, perseguendo un atto di coerenza estrema. “L’elaborazione del testo, – spiega il preside Mesolella – di raffinato gusto filosofico, offre ai nostri studenti molti spunti di riflessione. Il testo di Platone infatti, incentrato sul rapporto educativo, è di grande attualità. L’adattamento, semplice ed essenziale, racconta di un maestro e del suo allievo che discutono animatamente sul senso profondo della coerenza rispetto alla propria anima. Il maestro Socrate percepisce lentamente che proprio le persone a lui più care non condividono i suoi insegnamenti. La condanna più amara pertanto diventa quella dei suoi amici, che non accettano l’idea della sua morte e sono disposti a trovare, a qualunque costo, una via d’uscita. L’incomprensione di Critone genera nel maestro un dolore più sordo della sentenza di morte. Un messaggio, quello di Platone e di Socrate, che fa riflettere molto anche oggi”.