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Il Burundi raccontato da Padre Angelo Guttoriello

8 Febbraio 2021

Il racconto del Burundi” è arrivato alla terza ristampa. Dopo le prime due edizioni, il bel libro di Paolo Mesolella sulla vita straordinaria di Padre Angelo Guttoriello in Burundi è stato pubblicato in questi giorni da Amazon nella collana “frontiere” ed è disponibile in stampa ed in formato kindle da qualche giorno. Si tratta di una lettura attenta, inedita ed innamorata del Burundi raccontata da chi vi vive ininterrottamente da oltre 50 anni come missionario.Parlare del Burundi (e di Padre Angelo), spiega il preside Mesolella nel libro, non è solo una questione religiosa. La necessità di far conoscere quanto è stato realizzato da Padre Angelo in terra di Missione, è una scelta culturale. L’Africa, la storia dellAfrica (e del Burundi in particolare), è un’appendice che non esiste nei nostri libri; che non esiste nella storia occidentale. E’ difficile, se non impossibile, trovare nei nostri libri di storia, (di ogni ordine e grado), un capitolo o un solo paragrafo che parli dei popoli dell’Africa, della loro storia, della loro arte e cultura. Questo non interessa all’Occidente e non viene spiegato in Africa, dove gli studenti studiano la storia dell’Occidente, ma non la propria. Il nostro scopo, invece, è proprio quello di parlare ai nostri studenti dell’Africa. La vicenda di Padre Angelo ci dà questa possibilità: quella di far conoscere il Burundi ed il suo popolo straordinario, gioioso, che ama i colori, la musica, la natura, l’arte e soprattutto, spera come noi nella Provvidenza. Non è solo una questione religiosa, quindi, la necessità di far conoscere quanto realizzato da Padre Angelo in Terra di Missione con questo libro, è una scelta culturale. Il nostro scopo è quello di parlare ai nostri studenti dell’Africa dei missionari. La vicenda di Padre Angelo ci dà la possibilità di conoscere un Paese che una volta era chiamato “di latte e di miele”.“Il Burundi – ci ricorda Padre Angelo – è il Paese dei tamburi e delle mille colline; il suo è un popolo accogliente e gioioso che danza, canta, prega e ama la vita. Un Paese eccezionale per la sua natura e i suoi paesaggi. Un paradiso sulla terra, grazie al suo popolo desideroso di crescere nella pace, nella giustizia e nell’amore ”. Un Paese – diceva Claudio Monici – che Dio ha creato pensando al Paradiso. Un Paese dove padre Angelo ha costruito un piccolo ospedale. Nella sua Missione il dispensario apre alle 7.30 del mattino, e il Pronto Soccorso per le gestanti, ospita venti persone al giorno per la cura delle malattie infettive come la malaria, la tubercolosi, l’aids. Poi c’è un Centro Nutrizionale per bambini denutriti, una Maternità, un laboratorio per le medicine e Campi di calcio, di basket e di pallavolo.

Nella missione di Gasura, spiega Padre Angelo, c’è l’unico liceo del comune e noi missionari abbiamo allestito l’unica biblioteca. Recentemente abbiamo costruito tre aule di mattoni e lamiere, complete di quaranta banchi, con quattro alunni per banco per un totale di 120 alunni per classe. Classi difficili per insegnarci. La lavagna è lunga perché gli studenti non hanno il libro di testo e copiano diligentemente tutto sui loro quaderni. Le case sono capanne fatte con foglie di banane. Quando piove, ci piove dentro. Noi missionari, d’estate, costruiamo per loro piccole casette di mattoni di fango. Anche le chiese, grazie ai missionari, sono aumentate: sono diventate dieci, e i cristiani sono aumentati. La Chiesa Madre, costruita con pietre di mattoni e fango, può contenere 1500 persone. I cristiani battezzati sono il 67% della popolazione e considerano il battesimo come la festa più importante della loro vita. Ogni anno vi sono 700 battesimi di adulti e mille battesimi di bambini. E portiamo in processione la Madonna della Pace, percorrendo anche dieci chilometri di strada a piedi per portarla nella nuova chiesa di Rugeri. L’ultima chiesa, quella di Mutoyi, l’abbiamo dedicata alla Madonna di Guadalupe. Ha un’architettura circolare ed è stata progettata e costruita da noi Missionari: da Padre Ignazio (il padre costruttore, muratore, geometra) e da me. Una bella chiesa rotonda. Noi siamo stati gli ingegneri, i capi cantiere e ne abbiamo curato la sicurezza con funi e ferro. Ai poveri non dobbiamo dare i nostri scarti. Perciò è giusto che anche la loro chiesa sia bella”.