IV ed il V secolo
Della diffusione del Cristianesimo in Valle d’Aosta tra il IV ed il V secolo Verrès conserva tracce nel nome di Martorey dato ad un suo quartiere, toponimo che richiama la presenza di un edificio di culto in cui si veneravano reliquie di martiri, fors’anche abitanti la zona ed uccisi sul posto. All’Alto Medioevo – secondo la tradizione al 912 – risale la fondazione del convento di Saint-Gilles (Sant’Egidio) i cui canonici, retti da un prevosto – da cui il nome di Prevostura dato all’istituzione – vivevano in comunità seguendo, almeno a partire dall’inizio del XIII secolo, la regola di sant’Agostino. L’edificio della Prevostura, più volte rimaneggiato fino alla fine del XVIII secolo, conserva una dominante impronta tardogotica e, col castello, caratterizza ancora oggi il vecchio borgo. La Prevostura acquistò subito anche importanza economica grazie ai benefici ed alle parrocchie che le vennero affidati da vescovi e da Papi ed alle donazioni dei fedeli. Essa costituì quindi un centro di attrazione per la popolazione dei dintorni e contribuì così al popolamento ed allo sviluppo del borgo la cui posizione assunse sempre più – a partire dal rinnovamento economico e sociale riscontrabile in tutta l’Europa occidentale all’inizio del secondo millennio dell’era cristiana – una importanza anche strategica per il controllo del transito nella valle centrale della Dora ed in quella laterale dell’Evançon. Nella parte alta di quest’ultima, nel territorio di Brusson controllato dal castello di Graines, giungeva infatti, dal colle Ranzola (2200 m), la via commerciale che univa la Lombardia alla Svizzera proseguendo, alla testata della valle, attraverso il colle delle Cime Bianche (3000 m) e, nella Valtournenche, attraverso il colle del Teodulo (3300 m). Questa via commerciale, che collegava i mercati dell’Europa del Nord con quelli della pianura padana, era, nel Basso Medioevo, percorribile con relativa facilità da portatori e da bestie da soma, grazie ad un clima che, meno freddo dell’attuale, manteneva libero dai ghiacci anche il passo del Teodulo. La necessità di controllare queste vie commerciali spiega anche la presenza a Verrès dell’imponente castello che possiamo ammirare ancora oggi sul promontorio che sovrasta il borgo dalla sponda sinistra dell’Evançon. L’attuale edificio – che gli Challant eressero alla fine del Trecento – dovette sicuramente essere stato preceduto da altri più antichi e meno formidabili. La famiglia nobile dei De Verrecio compare, come titolare di signoria sul paese da cui trae il nome, nell’anno 1205. Come i signori di Quart, i De Verrecio discendevano dai signori aostani De Porta Sancti Ursi, la cui torre sorge ancora oggi su un lato della romana Porta Praetoria di Aosta. Su Torille avevano una qualche giurisdizione anche i De Turrilia che vi possedevano appunto una dimora fortificata. Anche i De Arnado, signori di una parte di Arnad, esercitarono nel Duecento loro diritti sulla parte orientale del borgo di Verrès fino all’Evançon. Infine, il prevosto di Saint-Gilles vantava anch’egli diritti feudali ed ecclesiastici sul territorio circostante la Prevostura. I più importanti signori del luogo erano però – prima che gli Challant li soppiantassero – i De Verrecio. Ad essi, nella persona di Roleto nel 1312, si devono le prime franchigie concesse agli abitanti di Verrès. Questi vi videro riconosciuti alcuni loro diritti – specie in materia di successione – e regolamentate la riscossione delle imposte e la punizione dei delitti. La carta di concessione ci informa anche che il borgo di Verrès era all’epoca circondato da mura, protette in un tratto da un fossato
Nella zona le rivalità tra signori, tipiche del mondo feudale, si manifestarono soprattutto tra i De Verrecio ed il vescovo di Aosta, titolare della signoria di Issogne, sfociando anche in scontri armati.
Nella seconda metà del Trecento i De Verrecio si estinsero ed il loro feudo tornò nelle mani del conte di Savoia Amedeo VI che nel 1372 lo diede ad Ibleto di Challant, signore del paese omonimo da cui la sua famiglia aveva tratto il nome, di Graines, Châtillon, Saint-Vincent e Montjovet. Ibleto – che già aveva ereditato, perché giunti nel suo ceppo familiare, la giurisdizione dei De Turrilia ed i diritti dei De Arnado – diveniva così unico signore di tutto il territorio di Verrès. Nel 1379, acquistando dal vescovo di Aosta la signoria di Issogne, diventava padrone di tutta la valle dell’Evançon e dell’intera porzione di valle centrale su cui si affaccia la valle di Challand. Ibleto, già noto per la prestigiosa carica di capitano di Piemonte attribuitagli nel 1369 da Amedeo VI di Savoia, si diede allora ad ingrandire il vecchio castello vescovile di Issogne ed a costruire dalle fondamenta l’attuale castello di Verrès. Terminò quest’ultimo nel 1390 e fece incidere tale data sull’architrave di pietra della prima porta che si incontra al primo piano salendo lo scalone del cortile. Costruito in un corpo unico, in forma di grossa torre cubica, il castello di Verrès è una delle migliori fortezze europee del Medioevo. Ibleto ne curò anche gli interni per ricavare, riuscendovi, una dimora signorile. La sua morte, nel 1409, avvenne probabilmente in questo castello.
Con l’intenzione di farne il proprio mausoleo, Ibleto aveva iniziato, già prima del 1405, nel convento di Saint-Gilles, la costruzione della cappella Challant, nella cui cripta fu poi effettivamente sepolto. Suo figlio Francesco divenne nel 1424 il primo conte di Challant. Amedeo VIII di Savoia, nel 1416 da conte fatto duca dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, volle così ricompensare i servigi resi alla sua dinastia dal ramo principale di Casa Challant. Verrès continuò naturalmente ad essere una delle terre più importanti della contea. Nel 1435 il conte Francesco rinnovò ed ampliò le franchigie di Roleto e, alla metà di quello stesso secolo, la cittadina di Verrès venne coinvolta nella guerra di successione per l’eredità del conte Francesco. Costui, infrangendo le norme del diritto feudale, aveva lasciato i suoi feudi – tra cui appunto Verrès – in eredità alle figlie Margherita e Caterina. I parenti maschi più prossimi protestarono appoggiandosi al duca di Savoia. Caterina, forte del sostegno del suo secondo marito Pierre d’Introd, fece fronte anche con le armi ai suoi nemici. A queste vicende s’ispira oggi il carnevale storico. Pierre d’Introd trovò la morte cercando, partito dal castello di Verrès, di portare soccorso a sua moglie assediata nel castello di Châtillon. Il titolo di conte di Challant andò, nel 1456, a Giacomo del ramo Aymavilles. Ma Caterina, passata nel 1462 a terze nozze con Pierre de Chissé, riprese le armi. Lo scontro decisivo tra le parti in lotta avvenne nel 1465 nella piana di Verrès e segnò la definitiva sconfitta di Caterina. Verrès e la contea di Challant restavano così saldamente nelle mani del conte Luigi, figlio e successore di Giacomo.
La potenza politica ed economica raggiunta dai Challant tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento lasciò segni evidenti a Saint-Gilles dove il prevosto Carlo di Challant, fratello del conte Filiberto figlio di Luigi, innalzò – terminandola nel 1512 – la torre campanaria e l’edificio in pietra a vista rivolto verso la valle centrale. Sempre nel 1512 lo stesso Carlo dotava il convento della cascina Murasse situata nel piano. Nel 1536 Renato, figlio di Filiberto e quinto conte di Challant, faceva circondare il castello di Verrès da bastioni capaci di portare l’artiglieria. Era infatti in corso la lunga guerra della Francia contro la Spagna e l’Impero e si temeva che gli eserciti dei contendenti potessero invadere la Valle d’Aosta, che invece riuscì ad evitare questo pericolo essendosi dotata, nello sfacelo del Ducato di Savoia, di organismi autonomi di governo ed avendo stretto patti di neutralità con la Francia.