Grande successo per la presentazione del libro dell’ex magistrato Nuzzo “Il Feudo di Arnone. Storia minima di un processo famoso (1793-1818).
29 Marzo 2019
Puntuale, come da programma, ieri 28 Marzo 2019 alle ore 17:00, ha avuto luogo la presentazione del libro del Giudico Francesco Nuzzo “Il Feudo di Arnone. Storia minima di un processo famoso (1793-1818)”.
Un evento fortemente voluto dal primo cittadino di Cancello ed Arnone, avv. Raffaele Ambrosca, che ha visto la partecipazione di moltissime persone provenienti sia da Cancello ed Arnone che dai paesi limitrofi di Castel Volturno, Aversa, Capua, Caserta ecc.
Tra le autorità presenti, sono da annoverare l’Arcivescovo della diocesi di Capua Sua Eccellenza Monsignor Visco, il già questore di Isernia dott. Biagio Ciaramella, il Dirigente del Commissariato di Aversa dott. Vincenzo Gallozzi e moltissime altre personalità che hanno fatto da cornice all’illustre tavole dei relatori formato dal sindaco Ambrosca, dal parroco di San Castrese don Ernesto Branco, il prof. Vincenzo De Caprio, Ordinario di Letteratura Italiana all’Università della Tuscia ed, ovviamente, l’autore, il già giudice Francesco Nuzzo.
Ad aprire i lavori per dare il benvenuto a tutti i convenuti, è stato il sindaco Ambrosca che ha ringraziato, in primis, le autorità, ma anche tutti i cittadini che hanno partecipato numerosi all’evento richiamati dalla stima e dall’amicizia che il Giudice Nuzzo ha da sempre saputo dare e ricevere. Molti gli amici locali che con lui, tanti anni fa, hanno formato la squadra di calcio del Cancello ed Arnone, di cui Nuzzo era portiere. Molti gli amici di Castel Volturno dove lui è stato sindaco qualche decennio fa.
Naturalmente tanti concittadini ben lieti di venire ad onorarlo e salutarlo.
“Il Feudo di Arnone – come spiega lo stesso autore nell’avvertenza dell’opera – è nato nel corso di una ricerca sulla giustizia dell’Ancien Régime. Mi venne tra le mani il libro di Anna Maria Rao, “L’amaro della feudalità”. La devoluzione di Arnone e la questione feudale a Napoli alla fine del ‘700, che avevo studiato anni addietro. Volli leggerlo nuovamente, per due ragione essenziali: l’autrice è una storica di grande valore, nota per la serietà dei suoi scritti; il tema riguarda una vicenda giudiziaria relativa al mio paese. La ricca messe di notizie, raccolte in biblioteche e archivi di Napoli, Caserta, Valladolid, Parigi, fornisce un compendio esauriente del dibattito sui feudi nel Regno di Napoli, dove le vertenze giudiziarie tra Fisco Regio e baroni, come quelle tra baroni e università erano continue. I fronti contrapposti esprimevano indirizzo politici, economici, sociali assai diversi, con l’evidente coinvolgimento degli illuministi, che denunciavano la persistenza del “mostro feudale” nel Mezzogiorno”.
Poi la parola passa al parroco di San Castrese don Ernesto Branco che inizia con un epigramma di Giuseppe Giusti, il quale scriveva: “Fare un libro è meno che niente se il libro fatto non rifà la gente”. “Un libro deve cambiare la gente e questo libro di “Ciccio” mi ha cambiato, continua il parroco, mi ha fatto fare un bagno nella storia e mi ha fatto meditare la storia. Noi abbiamo l’obbligo di meditare la storia e di digerirla perché essa diventa un peso se non viene capita, un peso insopportabile che ci schiaccia con la sua immanenza. Se non meditiamo la storia, cioè le nostre origini, diventiamo incapaci di aprirci alla conoscenza”.
Conclude il prof. Vincenzo De Caprio, che ha curato l’introduzione dell’opera. Come lui stesso ci spiega, proprio nell’introduzione, “la storia narra di un processo durato 25 anni. Fra le tante controversie legali relative ai feudi che ci furono nel Regno di Napoli, quella sorta alla fine del Settecento intorno all’eredità del feudo di Arnone fece un certo scalpore fra i contemporanei, mobilitando non solo grandi avvocati e giuristi di professione, ma anche figure diverse di intellettuali ed, in particolare, illuministi di tutto rilievo. I fatti che diedero origine a questo processo si collocano fra il 1792, quando morì il feudatario di Arnone e il 1794, quando un pretendente rivendicò l’eredità del feudo contro il Regio Fisco che lo aveva considerato non ereditabile e lo aveva bloccato per incamerarlo nei beni della corona. Il processo dunque cominciò nel 1794 e fu lunghissimo, protraendosi per ben 25 anni e generando un profluvio di carte, documenti legali, memorie, riconsiderazioni, messe a punto, analisi, descrizioni. Esso ebbe termine solo nel 1818 senza sciogliere il nodo da cui era stato originato, ma con un accordo fra le parti”.
Dopo “Modernità di Gaetano Filangeri”, “Accusa e inquisizione nel pensiero illuministico”, con la sua ultima fatica letteraria, dedicata ai suoi concittadini e al suo paese, il Giudice Nuzzo aggiunge un importante tassello a quello che è il mosaico storico del nostro piccolo ma, nello stesso tempo, importante paese.