L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) j aggiornato il valore dei prezzi dei capi bufalini.
9 Aprile 2019
Riportiamo integralmente la nota con la quale l’Amministrazione Comunale ha chiesto all’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) l’aggiornamento del valore dei prezzi dei capi bufalini in ragione della realtà economica del mercato molto dinamica e in conseguenza dei numerosi abbattimenti e, quindi, della accresciuta richiesta di latte.
“La mozzarella di bufala è un prodotto caseario dell’Italia Meridionale, prodotto tradizionalmente in Campania, nel Lazio meridionale, nell’alta Puglia e nel comune di Venafro in Molise.
Questo latticino è prodotto solo con latte fresco ed intero di bufala di razza Mediterranea italiana; si tratta di un animale probabilmente autoctono, come comproverebbe la presenza di un DNA diverso da qualsiasi altro genere bufalo.
A tale unicità, si eguaglia quella del suo prodotto, definito, in rispetto alle sue qualità alimentari e proprietà organolettiche, l’oro bianco della cucina meridionale conquistando parte integrante della Dieta Mediterranea, sia per il legame con il territorio di origine che per le sue peculiarità nutrizionali.
La Mozzarella di Bufala Campana è l’unica mozzarella in commercio ad aver ottenuto il riconoscimento europeo della DOP. Con tale denominazione vengono infatti riconosciute quelle caratteristiche nutritive e merceologiche di questo formaggio a pasta filata, risultanti dall’insieme di precise condizioni ambientali, di allevamento e di metodi tradizionali di lavorazione esistenti solo in questa specifica area di produzione.
La distribuzione degli allevamenti bufalini si concentra maggiormente nella regione Campania la cui provincia di Caserta tocca punte del 70%.
In particolare, nel comune di Cancello ed Arnone, si registrano più di 160 allevamenti con una presenza di oltre 30’000 capi allevati, rappresentando il primo comune in tutta Italia con maggior densità di capi bufalini.
Insieme ai comuni di Grazzanise, Santa Maria la fossa e Castel Volturno, rappresenta la culla dell’economia del territorio fondata sull’allevamento bufalino e dei prodotti che ne derivano quale principalmente il latte.
Negli ultimi tre anni si è passati da un prezzo del latte di 1’10 euro, sceso fino a 0,90 euro/kg in alcuni periodi di crisi, ad un prezzo di mercato attuale di 1,50-1,60 euro/kg.
A questo fenomeno si correla la richiesta di mozzarella, che negli ultimi 3 anni si è accresciuta di poco più del 20%, e dell’export in continuo aumento, così come dichiarato dal consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, unico organismo riconosciuto dal MiPAAF per la tutela, la vigilanza, la valorizzazione e la promozione di questo formaggio.
Tale trand è in continua crescita e, come dimostrano i dati 2017/2018, si registra un aumento record del 5% ma, sebbene la popolazione bufalina sia aumentata, lo stesso destino non vale per il latte che sta attraversando una fase di relativa scarsità.
Osservando i dati della BDN di Teramo si evince, infatti, che in alcune zone ci sono stati numerosi abbattimenti di capi bufalini adulti in produzione e l’inserimento di giovani animali con una notevole contrazione della produzione, sul totale, del latte.
La richiesta di animali sul territorio ha caratterizzato un aumento del valore del mercato per i capi adulti; basti pensare che una giovenca di età maggiore ai 15 mesi, nel 2014 aveva un prezzo di mercato che andava dai 1800 ai 2400 euro; oggi, la stessa manza, possiede un valore d’acquisto di 3000 fino a 3500 euro.
Tali dati sono confermati dall’ANASB (Associazione Nazionale Allevatori Specie Bufalina), la quale ha ricevuto diverse richieste di acquisti animali per vita sia dall’Italia che da paesi esteri ma, pur informando i suoi associati, non riesce a soddisfare le richieste.
Visto che la normativa vigente riconosce per i capi abbattuti un indennizzo costituito dal valore ISMEA ai sensi della legge 2 giugno 1988 n. 218 (e successive m. e i.), meno il valore di realizzo della vendita delle carni e quello di rimborso di eventuali polizze assicurative, liquidati con risorse ministeriali e regionali; vista la obbligatorietà da parte dei servizi veterinari che, alla parametrazione fanno riferimento al valore ISMEA della settimana in cui i capi sono stati abbattuti, si chiede l’aggiornamento del valore dei prezzi dei capi, che non risulta congruo per i due anni trascorsi, nelle varie categorie, con riferimento alla realtà economica del mercato molto dinamica in conseguenza dei numerosi abbattimenti e della maggiore richiesta di latte”.
“In seguito alla nostra nota e a quella della Coldiretti – afferma l’assessore all’agricoltura Di Vuolo – l’ISMEA ha provveduto ad aggiornare il valore dei prezzi dei capi bufalini”.
Esprime grande soddisfazione l’assessore per il traguardo raggiunto: “È un primo passo importantissimo per gli allevatori in quanto, con questo aggiornamento, il valore del prezzo dei capi bufalini è quasi congruo al prezzo reale di mercato”.