Castello Aragonese
Un primitivo castello doveva esistere almeno dall’età normanna, come si evince da un edificio turrito sul verso dei follari coniati nella seconda metà del XII secolo. Federico II di Svevia fece fortificare ulteriormente il castello di Gaeta (1223-27), rendendo la città un punto strategico per la difesa del regno di Napoli, ma nel 1229, quando Gaeta passò sotto il controllo di papa Gregorio IX, il castello fu distrutto dalle truppe pontificie. Si può riparlare di un castello per Gaeta con Alfonso d’Aragona negli anni 1437-1442, quando venne costruito l’attuale complesso difensivo divenendo in parte regia e fastosa dimora, con sala del trono, appartamenti reali, biblioteca, armeria, cappella e zecca.
Nuove torri e cortine furono edificate con Carlo V (1516-38), che soggiornò nel castello nel marzo del 1536. Dalla metà del XVIII secolo il castello aragonese perse la sua funzione regale, per assumere quella di caserma e armeria e, in misura limitata, di carcere. Vi fu imprigionato Giuseppe Mazzini dal 16 agosto al 13 ottobre 1870. Dal 1948 ospita la Scuola Nautica della Guardia di Finanza come sede del Comando Compagnie Allievi Finanzieri e Corsi di Specializzazione.
Il castello superiore, di forma rettangolare, ha torri cilindriche in tre dei suoi angoli, delle quali quella a nordovest molto più alta delle altre. Rafforzato da cinque speroni e protetto da ampi fossati, nel 1838 fu dotato di ponte levatoio: di quel meccanismo di chiusura, oggi restano i segni nel portale principale.
L’accesso al cortile avviene tramite una scalea, che conduce al piazzale d’armi oggi modificato da una serie di ballatoi realizzati nel periodo del carcere. Di fronte all’ingresso è la Cappella intitolata a S. Maria del Castello restaurata dagli stessi militari del carcere e decorata recentemente con alcune pitture. A ridosso della cappella è il “Museo della Scuola Nautica della Guardia di Finanza” che espone numerosi cimeli di questo importante reparto d’istruzione militare. Ai lati del piazzale resta l’imponente testimonianza della regia alfonsina nei due scaloni che raccordano ogni piano del castello. Nella scalinata di sinistra, all’ultimo piano, resta la testimonianza della presenza di Giuseppe Mazzini all’interno del castello.