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Roma (RM) – Carabinieri arrestano lattitante ricercato da luglio perchè indagato per traffico di stupefacenti

29 Settembre 2015

 I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Roma hanno rintracciato e arrestato un cittadino albanese ponendo così termine alla sua latitanza iniziata nel luglio scorso, quando l’uomo era riuscito a sottrarsi alla cattura in occasione dell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 10 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e lesioni personali aggravate in concorso, detenzione illegale di armi, estorsione e ricettazione.
L’indagine eseguita dal Nucleo Investigativo CC di Roma, convenzionalmente denominata “TORRI”, aveva consentito di individuare e disarticolare un gruppo di individui attivi nella gestione di una florida attività di traffico di sostanze stupefacenti nel quartiere “Centocelle”, ove in un appartamento – magazzino sito in via dei Castani, era stata realizzata una piazza di spaccio di cocaina, hashish e marijuana, droga che il gruppo reperiva da alcuni albanesi e, in particolare, dall’arrestato.
Lo stesso indagato del reato associativo di cui all’art. 74 DPR 309/90 unitamente ad altre 5 persone era riuscito a rendersi irreperibile, venendo quindi dichiarato latitante.
Dopo quasi tre mesi di ricerche ininterrotte, i militari del Nucleo Investigativo sono riusciti a localizzare l’abitazione, nella periferia romana e più precisamente nel quartiere di Castelverde, dove l’albanese si era nascosto unitamente alla compagna. Ricostruendone gli spostamenti, i Carabinieri sono riusciti a sorprenderlo e bloccarlo senza che potesse opporre alcuna resistenza in via Gianicolense, all’altezza dell’Ospedale San Camillo, poi condotto presso la casa circondariale di Regina Coeli.
Nel corso dell’attività svolta è stato appurato che l’albanese, durante la sua latitanza, aveva adottato ogni precauzione per rendersi irrintracciabile, evitando di utilizzare telefoni e mezzi di pagamento elettronici a lui riconducibili.