
Collesalvetti (LI) – Aveva rapinato un banca a maggio: inchiodato grazie alle impronte digitali
27 Ottobre 2015
Il 27 maggio scorso aveva fatto irruzione insieme ad un complice all’interno della filiale di Vicarello (LI) di un istituto di credito, puntando un taglierino alla gola di un impiegato e costringendolo a consegnargli oltre 6.000 € in contanti custoditi nelle casse. Dopo il colpo i due malviventi erano poi riusciti a dileguarsi facendo perdere le proprie tracce. La fuga di uno dei due rapinatori, tuttavia, è terminata alle prime luci di questa mattina quando i Carabinieri sono andati a prelevare a casa il 40enne arrestandolo con l’accusa di “Rapina aggravata in concorso”. A tradire l’uomo, presentatosi quella mattina all’interno dell’agenzia a volto scoperto, sono state le immagini dalle telecamere a circuito chiuso presenti all’interno della banca e, soprattutto, le impronte papillari repertate dai militari durante il sopralluogo. L’uomo, infatti, nell’accedere in banca ha lasciato all’interno della bussola girevole l’impronta del proprio dito indice poi repertata dai Carabinieri di Livorno e successivamente inviata ai colleghi del RIS di Roma i quali sono riusciti ad identificare con assoluta certezza il 40enne, già inserito nella relativa banca dati a causa dei suoi numerosi precedenti penali. A completare il quadro accusatorio nei confronti dell’uomo è poi risultato fondamentale anche il riconoscimento effettuato dall’impiegato della filiale. Le indagini dei Carabinieri del Reparto Operativo di Livorno hanno inoltre consentito di verificare e ricostruire gli spostamenti del’uomo proprio nei giorni a cavallo della rapina, riuscendo ad accertare la sua presenza a Livorno e, in particolare, a Collesalvetti. I militari del Reparto Operativo di Livorno, pertanto, coadiuvati dai colleghi di Catania, questa mattina hanno prelevato il 40enne dalla propria abitazione traendolo in arresto in esecuzione di Ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal Tribunale di Livorno e trasferendolo poi presso il carcere catanese. Le indagini dei militari sono tuttora in corso per riuscire a dare un nome anche al secondo complice.