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Canelli (AT) – Operazione SOS, rapinavano gioiellerie. Arrestati dai Carabinieri

25 Novembre 2015

Nei giorni scorsi, i
Carabinieri delle Compagnie di Canelli ed Alba, con la collaborazione dei
colleghi del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Catania, hanno
portato a termine con successo, l’operazione “S.O.S”. (così denominata
poiché veniva utilizzato dai rapinatori durante i sopralluoghi sugli obiettivi
da colpire, un carro attrezzi) che ha assicurato alla Giustizia due pericolosi
malviventi, responsabili di una cruenta rapina ad una gioielleria di Grinzane
Cavour ed una tentata rapina ad una gioielleria di Canelli. Gli arrestati –
raggiunti dalla misura cautelare in carcere per il reato di rapina
aggravata in concorso, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Asti, su
richiesta del P.M. Dr.ssa Giulia MARCHETTI, – sono un 21enne astigiano e due 24enne
entrambi catanesi, di cui uno non è stato ancora rintracciato ed è attualmente
ricercato. Lo scorso 22
maggio, due malviventi, di cui uno vestito da donna, hanno fatto irruzione armati
in una gioielleria di Grinzane Cavour, ed hanno assalito vigliaccamente il
proprietario, colpendolo ripetutamente con inaudita ferocia a tal punto da procurargli
molte lesioni, alcune delle quali permanenti e la frattura del setto nasale. Questa
violenta azione è stata posta in essere davanti alle figlie del gioielliere,
una delle quali è stata immobilizzata con fascette di plastica mentre l’altra è
riuscita a fuggire dal negozio, chiamando immediatamente il numero di emergenza
112. In pochi attimi i rapinatori si sono impossessati del contenuto della
cassaforte, svariate migliaia di euro,
dandosi poi alla fuga a bordo di una utilitaria rubata che abbandonavano dopo alcuni
chilometri. Un mese dopo, a
Canelli, i due malviventi entravano in un’altra gioielleria e, dopo aver
chiesto di visionare alcuni gioielli, si scagliavano contro la proprietaria ed
una commessa, nel vano tentativo di impossessarsi dei preziosi. Nasceva pertanto
una violenta colluttazione che terminava grazie anche al provvidenziale e
fulmineo intervento del fratello della titolare di un negozio attiguo alla
gioielleria, che riusciva a mettere in fuga i rapinatori senza il bottino. Tra le due rapine, la
cui unica analogia sembrava essere quella della violenza fisica esercitata nei
confronti dei titolari, i Carabinieri di Alba e di Canelli sono riusciti ad
accomunare ulteriori elementi che hanno portato gli investigatori ad ipotizzare
che le due rapine avessero una unica regia. Nonostante le prime
testimonianze raccolte sulla rapina di Grinzane Cavour, raccontassero di aver visto
allontanarsi dalla zona a forte velocità, un’Audi A3, i militari, visionando le
telecamere di videosorveglianza hanno assunto una serie di ulteriori riscontri,
riuscendo ad individuare uno dei mezzi utilizzati per
la fuga, ovvero un carro attrezzi in uso ad un noto pregiudicato. Lo stesso
mezzo appare infatti tra Santo Stefano Belbo e Canelli, proprio il giorno della
tentata rapina alla gioielleria di Canelli. I militari hanno notato che il
mezzo pesante era “scortato” da un’utilitaria, di proprietà della madre di uno
degli arrestati, a bordo della quale si intravedeva un giovane che indossava abiti
simili a quelli di uno dei rapinatori, particolare non passato inosservato agli
investigatori. Dalla visione delle telecamere della gioielleria di Grinzane
Cavour, i militari hanno evinto un ulteriore elemento oggettivo ovvero il
sopralluogo effettuato nei giorni precedenti la rapina, da un uomo che utilizzava
le stampelle. L’individuo, secondo le testimonianze raccolte, era entrato anche
nella gioielleria di Canelli pochi giorni prima della tentata rapina, per visionare
alcune fedi ed uscendo successivamente senza acquistare nulla. L’intento era
evidentemente quello di fornire ai complici dettagli importanti circa l’obiettivo
da colpire, frutto di una attenta pianificazione delle rapine. Le attività tecniche
che sono state effettuate, hanno consentito di identificare gli altri componenti
del gruppo che sono stati denunciati per gli stessi reati. Si tratta dei due
autori dei sopralluoghi alle gioiellerie, cioè della madre di uno dei tre e di
un altro pregiudicato catanese, che proprio in quel periodo utilizzava le
stampelle poiché aveva subito un intervento chirurgico agli arti inferiori.