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I Sanniti e l’archeologia

Non esiste un’unica causa nel sorgere di un insediamento urbano, è certo importante la posizione strategica che occupa in rapporto al territorio, posizione atta a formare un centro di potere politico; altre cause possono essere ricercate nella presenza di un luogo di culto largamente diffuso e frequentato, in particolare se legato ad importanti divinità. Tuttavia, è rilevante la motivazione commerciale, cioé la costituzione di un centro di raccolta e di scambio lungo il percorso delle mercanzie.

Spesso queste ed altre motivazioni si sommano all’origine degli abitati per continuare, con alterne vicende, attraverso i secoli ed i millenni. In ultima analisi, un insediamento perpetua nel tempo il suo apparato urbano che cresce e si trasforma quando esercita un’azione che interessa la popolazione tutta del territorio dove è ubicato.

I motivi che condussero i Sanniti a costruire la città di Aquilonia sono senz’altro compresi tra quelli descritti ma, attualmente, siamo solo in grado di fare congetture perché nulla c’è pervenuto al di fuori del suo nome. Dov’era Aquilonia? Perché se ne sono perse le tracce? L’importanza strategica del sito e l’imponente cinta muraria dell’oppidum sannitico sulle pendici di Monte Sammucro fanno accreditare l’ipotesi che la città di Aquilonia sia stata ubicata proprio nel territorio di San Vittore. La sua storia si concluse nel 293 a.C. dopo una memorabile battaglia contro gli eserciti romani che coinvolse tutte le comunità sannite, una sorte che anticipò nel tempo quella di Cartagine più di due secoli dopo, facendo forse dichiarare dal Senato romano la stessa tremenda frase: “Aquilonia delenda est”.

In questi ultimi anni ed in particolare nella primavera del 2011 e nei primi mesi del 2012, sono stati pubblicati articoli e servizi sugli studi e sulle recenti scoperte sui siti archeologici d’altura che caratterizzano il territorio comunale. Il progetto “Summa ocre” è stato presentato ufficialmente a Roma il 29 marzo nel convegno Lazio e Sabina – Attività della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio (relazione dell’archeologo Dante Sacco) e nella conferenza tenuta a San Vittore del Lazio il 20 aprile 2012 in occasione della Settimana della cultura.

Ad integrazione di questa pagina si allegano articoli che presentano una sintesi sui siti archeologici del Comune. Tra questi pubblichiamo alcuni articoli di quotidiani concessi dalle redazioni delle testate giornalistiche e l’articolo “Ricerche archeologiche e topografiche nel Comune di San Vittore del Lazio”, estratto dagli atti del convegno dell’ottavo incontro di studi sul Lazio e la Sabina organizzato dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio nella primavera del 2011 a Roma.

Pubblichiamo, anche, i due articoli “Santuario di Fondo Decina. Materiale votivo e forme di culto. La spada si San Vittore” e “Progetto Summa ocre. I siti d’altura di San Vittore del Lazio tra antichità e medioevo”, entrambi pubblicati nel volume Lazio e Sabina 9, contenente gli atti del convegno “Nono incontro di studi sul Lazio e la Sabina” tenuto a Roma il 27-29 marzo 2012.

Di notevole interesse sono i due articoli su “La Spada di San Vittore”, esposta nella mostra internazionale intitolata “ARMI PER GLI DEI: GUERRIERI, TROFEI E SANTUARI” allestita a Innsbruck nel Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum. Si tratta della spada in ferro di tipo “lateniano” forgiata nel IV secolo a.C. e rivenuta a San Vittore del Lazio in Località Mura abbandonate nei pressi dei resti del tempio sannitico dove fu lasciata da un soldato, dopo averla piegata, in segno di devozione a qualche divinità. La scoperta del reperto è avvenuta nel corso degli scavi nell’ambito del “Progetto Summaocre” ideato dagli archeologi Dante Sacco e Manuela Tondo con la supervisione del Funzionario della Soprintendenza Archeologica del Lazio Emanuele Nicosia.

L’eccezionalità del reperto è data dalla firma dell’artigiano che la forgiò. Si tratta di un armaiolo campano che aveva l’officina a Roma. Infatti sulla lama si legge una iscrizione in lettere di rame: che traduciamo in “Trebio Pomponio mi fece a Roma”.

A proposito di novità in materia, si allega l’articolo pubblicato su un quotidiano locale il 29 ottobre 2013: c’è la notizia – diffusa dalle agenzie di stampa, dalle riviste e dai siti specializzati – che si tratta dell’iscrizione della più antica parola “Roma”, così come certificato dal Professor Paolo Poccetti, ordinario di Glottologia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”.