Teatro romano
Superato il portale d’ingresso del Castello Baronale, attigua al “deposito” vi è una grande sala (meritano attenzione le imponenti mura medioevali della parete est) direttamente collegata al “mastio” in cui una scala permette l’accesso alla zona archeologica.
Il recente progetto di ristrutturazione del Castello prevedeva che l’ala est (vecchie scuderie) fosse destinata a biblioteca.
Era necessario ricavare un vano al di sotto delle scuderie da utilizzare come deposito di libri, e durante le operazioni di scavo (1982) vennero alla luce i resti di un antico teatro romano. Già nel passato alcuni studiosi tra cui Maiuri, avevano ipotizzato l’esistenza di un anfiteatro romano al di sotto del Castello.
Questa ipotesi era suggerita dalla forma ellittica delle mura e del fossato del Castello, non giustificata da una particolare configurazione del terreno, nonché da due epigrafi che attestano l’esistenza di un anfiteatro ad Acerra.
Dall’epigrafe di G. Stennio Egnazio sappiamo che questi, sacerdote di Iside e Serapide, offrì agli acerrani una giornata di ludi (i Ludi si svolgevano negli anfiteatri). Nell’altra dedicata a Domiziano, si legge : “Apud Acerra sic in amphiteatro in via Oppidi”.
L’affascinante scoperta svoltasi sotto l’egida della dottoressa Giampaola nel 1982 ha fatto luce su una pagina oscura del nostro passato.
Le mura rinvenute, con buona probabilità, appartengono alla scena di un teatro (e non di un anfiteatro) del I sec. d.C.; esse sono in opus reticulatum, tecnica costruttiva romana che consiste nell’irrigidire la struttura muraria con blocchetti di tufo, tufelli, disposti a losanga, con ammorsature in “opus mixtum”, tecnica in cui i tufelli vengono combinati con filari di mattoni.
Dalle ricerche effettuate è emerso che le fondazioni sono in alcuni tratti in “opus cementicium” (pietrisco e malta) ed in altri in “opus reticulatum”.
Tutto ciò trova spiegazione o nell’esistenza di una costruzione precedente. o nel fatto che questo ambiente era percorribile al di sotto.
Sono stati rinvenuti, durante la campagna di scavo, elementi in marmo che decoravano la scena, e tra le altre cose, un blocco di tufo su cui sono scolpiti artigli, facente parte, forse, di una scultura che decorava le scale. Questo tipo di decorazione lo troviamo anche nei teatri di Pompei e di Pietrabbondante databili tra il II sec. e il I sec. a.C..
Quest’ultimo elemento rafforza l’ipotesi, prima delineata, di un teatro del II sec. a.C. sottostante quello attualmente visibile.
Oggi gli scavi al Castello non hanno riportato in luce la cavea e l’orchestra che dovrebbero svilupparsi, con buona probabilità, sotto il cortile e il giardino.
Di recente i soci dell’Archeoclub con grande amore ed impegno si sono prodigati nella ripulitura da materiali cartacei ed altro della zona archeologica, rendendo quindi possibile la visita agli scavi.
Anche i materiali frammentari recuperati negli ultimi dieci anni insieme ai blocchi squadrati di tufo di una tomba, conservati nel deposito attiguo all’area archeologica attendono una collocazione definitiva.
Si spera pertanto che le Autorità competenti rendano possibile l’istituzione di un museo archeologico che degnamente rappresenti la nostra storia.