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Pulcinella e la sua Maschera

QUANDO E DOVE NASCE PULCINELLA

La nascita di Pulcinella la si fa risalire, come afferma un antica tradizione, al 1500 ma sembra possibile anticiparne la comparsa fin dal 1300, infatti già da allora la parola Pulcinella veniva utilizzata per indicare il “cialtrone” in alcune poesie del tempo.

Pulcinella quindi già nel ‘500 “operava” nelle piazze come uno dei tanti villani delle farse rusticali, esistendo da sempre giacché il villano è macchietta comica di ogni tempo. Pulcinella era un vagabondo che non amava le fatiche e preferiva guadagnarsi da vivere con il personale istinto buffonesco, egli aveva il costume dell’uomo di fatica: camicia fuori dalle larghe braghe legata con una corda.

Pulcinella porta il volto coperto da una maschera che copre la fronte il naso e le guance, lasciando libero il viso dalla bocca in giù, denominata “mezza maschera” o anche detta lupo. Il ‘lupo’ pulcinellesco ha un enorme naso ricurvo, un viso disseminato di rughe e nei e gli occhi piccolissimi. Queste caratteristiche unite alla voce stridula, ottenuta di solito grazie all’ausilio della pivetta (strumento musicale costituito da metallo e filo che applicati al palato conferiscono a pulcinella la caratteristica voce “chioccia”), rendono la maschera molto simile ad un gallinaccio, ed è proprio Polliceno la voce latina del pullus gallinaceus (gallinaccio) a far si che etimologicamente Polliceno diventi in dialetto “pollicino” ossia pulcino da cui il diminutivo “polliceniello”.

Nessuno però ha potuto dire con certezza quando questa maschera nera e nasuta abbia assunto tale nome, contrastanti infatti sono le versioni riguardanti l’attribuzione del nome Pulcinella.

Per alcuni, fu uno Zanni Policiniello, piccolo pulcino, il primo Pulcinella

Altre fonti avallerebbero la tesi settecentesca che vuole far discendere Pulcinella dal Maccus: il personaggio più buffo delle Commedie Atellane, commedie rappresentate in Campania nella zona tra Aversa e Capua, in epoca romana; ed è proprio a Roma che viene rinvenuta una statua di Maccus. Essa indossa una casacca bianca e una maschera nera con il naso adunco, e grazie a tale ritrovamento si può considerare Pulcinella l’erede e il continuatore del teatro delle Atellane.

Alcuni lo identificano, invece , proprio perché, Pulcinella agli esordi incarnava il tipico rozzo villano, con un tale Paoluccio della Cerra, Paolo Cinella (zotico proveniente dalla città di Acerra, da qui anche il vezzeggiativo Pulcinella Cetrulo de la cerra). C’è traccia di lui in un ritratto risalente alla seconda metà del ‘500 raffigurante l’uomo con una faccia scurita dal sole ,piena di bitorzoli e bozzi ma senza maschera , tale ritratto è attribuito al pittore Ludovico Carracci.

CHI E’ E COSA RAPPRESENTA PULCINELLA

Pulcinella incarna la plebe napoletana, l’uomo più semplice, quello che nella scala sociale occupa l’ultimo posto l’uomo che pur conscio dei propri problemi riesce sempre a venirne fuori con un sorriso.

Egli è chiamato a rappresentare l’anima del popolo e i suoi istinti primitivi, appare quasi sempre in contraddizione, tanto da non avere dei tratti fissi: è ricco o povero, si adatta a fare tutti i mestieri oltre al servo fedele eccolo fornaio, oste, contadino, ladro e venditore di intrugli miracolosi, è prepotente o codardo, e talvolta presenta l’uno e l’altro tratto contemporaneamente prendendosi gioco dei potenti.

La qualità che contraddistingue meglio Pulcinella è la sua furbizia, ed è proprio con la sua proverbiale furbizia che egli riesce a trovare la capacità di risolvere i problemi più disparati che gli si parano davanti sempre però in favore dei più deboli a discapito dei potenti.

Altra sua famosa caratteristica è quella di non riuscire mai a stare zitto e da ciò nasce l’espressione “segreto di pulcinella” cioè qualcosa che tutti sanno.

Pulcinella rappresenta un personaggio che ha acquisito su di sé tutti i simboli e i significati del mondo popolare e contadino ed ha portato su tutte le scene dei teatri italiani, e non solo, un repertorio ricco di movimenti, gesti, acrobazie, danze tipiche e ritualità del codice gestuale partenopeo.
Lo accompagnano infatti sulle scene del teatro e del carnevale: la scopa, il corno, i campanacci, elementi che per i partenopei hanno valore propiziatorio e di antidoto contro il malocchio e la iettatura.

PULCINELLA ED IL TEATRO

La maschera di Pulcinella è simbioticamente legata al gusto del pubblico, la sua storia e la sua evoluzione disegnano una parabola che raggiunge il suo apice nell’800 con Antonio Petito. Dopo di lui, per tanti aspetti, storici, culturali e “tecnici”, nonostante sulle scene fossero attivi altri grandi interpreti (come Salvatore Muto ad esempio) inizia la decadenza.

Pulcinella in teatro diventa un personaggio, e deve attenersi ormai ad una parte scritta, ad un copione. Privata del vivificante contatto diretto con il pubblico, la maschera assume sempre più caratteristiche stereotipate, di genere. Solo nella strada, con le guarattelle, il teatro napoletano dei burattini, Pulcinella mantiene la sua forza, conservando intatta nel tempo, incredibilmente, la struttura di spettacolo originaria della Commedia all’Improvviso, e in tal forma giungendo fino ai nostri giorni.

PULCINELLA NEL MONDO

Pulcinella è la maschera più diffusa nel mondo. Di sicuro Pulcinella è stato esportato da artisti italiani emigrati secoli fa in Inghilterra, dove si è trasformata in Mr. Punch, in Francia (Polichinelle), in Russia (Petruska), Spagna (Don Cristobal), Olanda (Punk), Germania (Kaspar). In tutti questi Paesi la maschera è accomunata, oltre che da sensibili similitudini drammaturgiche, anche e soprattutto dal suono identico della sua voce, stridulo. Oltre a quelli citati, ci sono altri Paesi, in cui un’immigrazione di Pulcinella sarebbe difficile se non impossibile da provare, dove si sono sviluppate e sono attualmente in vita maschere che presentano molteplici analogie con il modello italiano. In Iran (dove c’è Mobarak), in Ungheria (Vitez-Lazlo), e, ancora, in Grecia, in India, in Sud Africa, in Cina (con la Saga dello Scimmiottino), ci sono lontani cugini del nostro Pulcinella. Semplificando si potrebbe giungere alla conclusione che in realtà si sia in presenza di un “tipo” universale, che nasce e si afferma tra i popoli autonomamente.

PULCINELLA E…….

Molto altro ancora si potrebbe dire su Pulcinella ma la verità sta nel fatto che a questa maschera il popolo partenopeo e non solo ha riservato la funzione di riassumere e di esprimere la sua realtà (brutta o bella, meschina o eroica che sia), il suo desiderio di rivincita e la voglia di vivere. La reazione del Pulcinella alle avversità, il più delle volte riassunte in situazioni o personaggi simbolo (c’è il boia che lo impicca, ma c’è anche la morte con la quale Pulcinella consuetamente si batte, e che puntualmente sconfigge a suon di legnate!) è opportunistica, anche quando, vestendosi di ironia, critica le strutture di potere. Un opportunismo quasi fisiologico che nasce sempre e comunque dalla voglia di vivere che lui incarna. Pulcinella riesce a mettere in crisi tutte le ideologie dell’uomo, perché, come sempre, esse sono legate a delle fasi, a epoche, a situazioni ben precise. La sua vitalità appartiene invece una categoria universale, comune a tutte le culture e intrinseca alle ideologie. Tra due fazioni che pensano in maniera diversa, e in cui ciascuno arroga a sé la ragione, Pulcinella sarà pronto a battersi o a schierarsi con entrambe, perché Pulcinella si schiera innanzitutto con la vita, Pulcinella è la vita.