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Santo Patrono

Poche e non del tutto attendibili sono le notizie sui Santi Patroni di Acerra: San Cuono (o Conone) e Figlio. Secondo la tradizione, il Santo doveva essere originario di Iconio, una fiorente e importante città dell’Asia Minore (oggi Konya, in Turchia). Egli sarebbe vissuto nel III sec. d.C., sotto il regno dell’imperatore Aureliano. Di agiate condizioni, lo si voleva sposato ad una cristiana, della quale non si conosce altro. Dopo lunga sterilità alla coppia sarebbe nato un figlio, come dono del Signore per la insistenti preghiere rivoltegli in tal senso.

Poiché si è sempre ignorato il nome del bambino, non trovandosi testimonianze in merito, si è supposto che esso fosse lo stesso del padre, pronunciato con il diminutivo: Conello (piccolo Conone, o meglio, Cuono, come nella vulgata acerrana).

Alla leggenda appartengono i fatti riguardanti la figura illustre e memorabile del Santo. Conone, pregato dagli abitanti di Iconio, al suono della sua voce, avrebbe deviato il corso di un torrente che impediva il transito nei pressi della città. Tuttavia, la deviazione provocò l’inondazione dei paesi vicini. Di qui gli stessi abitanti tornarono a pregare Conone perché ripristinasse il vecchio corso, cosa che fece.

Di certo nel racconto, postumo alla vita del Santo, vi è solo che la pianura dove insiste Iconio fosse, al tempo, ricca di corsi d’acqua e plausibilmente, come sostiene G. Caporale, Conone doveva aver esercitato attività di ingegneria idraulica. Alla morte della moglie, Conone si sarebbe ritirato in solitudine, dedicandosi alla vita contemplativa e ascetica. Il figlio, avviato giovanissimo alla carriera ecclesiastica, a soli 12 anni sarebbe risultato già diacono, dedito all’assistenza spirituale e materiale dei diseredati. Conone e figlio dovettero essere martirizzati, durante la nona persecuzione dei cristiani, intorno al 275 d.C., probabilmente il 29 maggio. Arrestati per non aver voluto abiurare la fede in Cristo, vennero condannati a morte in seguito a supplizio. Posti su una graticola, immersi in una caldaia di olio e piombo bollenti, sospesi per i piedi sul rogo ne uscirono miracolosamente indenni. Alla fine, dopo la frattura delle mani con un martello, spirarono.

Risulta incerto stabilire quando il loro Culto sia giunto ad Acerra. L’ipotesi più probabile rimanda al IX sec. d.C., in seguito alla lotta contro le immagini sacre, che dall’Oriente portò molti monaci di quelle regioni a rifugiarsi nell’Italia meridionale. Un’altra ipotesi rimanda invece ai pellegrini che, di ritorno dalla Terra Santa, si fermavano in un paese in cerca di ricovero e, prima di ripartire, donavano parte delle reliquie al loro benefattore in segno di gratitudine dell’ospitalità ricevuta.

Poichè il territorio acerrano allora era una zona paludosa, da bonificare, il “miracolo dell’acqua” operato da S.Conone nell’Asia minore e tramandato fin qui, certamente fece sì che la città lo accogliesse con lo stesso fervore del suo popolo d’origine e lo eleggesse come proprio patrono.

Ai SS. Patroni fu dedicata una chiesa dove ancora oggi sono custodite le statue che li raffigurano con la pelle nera, forse in segno del martirio subito, mentre nella Chiesa Cattedrale sono offerte alla venerazione dei fedeli le reliquie dei Santi (ulna di un braccio di S. Cuono) che furono consegnate alla città di Acerra, con una solenne cerimonia religiosa nel 1688 dal Vescovo di allora, mons. De Angelis, che le aveva ricevute da Roma.

Di tutti i racconti che vengono tramandati sul loro operato, ne ricordiamo alcuni. Nel 1806 entrò in Acerra un generale francese che venne ospitato nel palazzo ex-baronale della signora Caterina Ungaretti, moglie del cavaliere Francesco Spinelli. Questi, girando per Acerra, entrò nella chiesa dei SS. Patroni e, quando vide le statue, si fece pallido ed esclamò: “Per Dio, sono loro!” e raccontò che aveva incontrato i due santi quando stava entrando nella città e al Gaudello il Santo gli aveva ordinato: “Generale, bada a non far del male agli Acerrani, essi mi appartengono. Guai a chi tocca i miei figli!”. Così il Generale si decise a partire subito.

Si racconta ancora che il 25 Aprile 1872 dal Vesuvio sorse un’immensa nube nera che cominciò ad espandersi sulla pianura acerrana. Il popolo ricorse all’intercessione dei Santi portando la statua e le reliquie in processione. Dopo pochi minuti si alzò un vento che allontanò la nube sgombrando il cielo acerrano.

La festa religiosa ricade il 29 maggio.