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CAPPELLA DI MARIA SS. DI MONTEVERGINE

La Cappella fu fatta edificare da un certo Gaetano Bianco, agricoltore e commerciante, sulla strada che portava alla contrada di Sannereto (attualmente Corso della Resistenza) nel 1855. Successivamente la fornì di arredi sacri e vi istituì una Cappellina aprendola, poi, al culto dei concittadini.

La Cappella è inserita nel complesso edilizio di un’abitazione civile, o meglio all’interno di una casa a corte ed è proprio per questo motivo che non è possibile ravvisare dall’esterno alcun elemento che ne denoti la presenza, eccezion fatta per un piccolo portale a tutto sesto architravato e delimitato lateralmente da due lesene con capitelli di ordine corinzio.

La Cappella presenta una pianta ad aula unica, con le pareti laterali tripartite da lesene, con pseudo capitelli tuscanici a decorazione ionica; risultano così individuate tre cappelle per lato, richiamate dalle lunette superiori.

La volta di copertura si presenta come sequenza di tre crociere in corrispondenza di ogni ripartizione laterale. In realtà la volta è a vela, e grazie all’uso mirato di stucchi, è stata trasformata in una volta a pseudo crociera.

Caratteristico è l’uso, riscontrato anche in altre cappelle rurali, delle pianelle Maiolicate per la pavimentazione.

Successivi, alla data di edificazione sono la cantoria con la balaustra lignea, sormontante il portale d’ingresso, alla quale si può accedere tramite una ripida scala situata a sinistra dell’entrata, e un cancello, a mo’ di transenna che separa la platea dall’altare.

La Cappella è affiancata da un piccolo locale, che funge da sagrestia, dal quale è possibile accedere anche alla corte della casa di cui fa parte la chiesa.


CAPPELLA DI S. MARIA DELLE GRAZIE

La Cappella risale alla prima metà del XVII secolo, ma le prime notizie che la riguardano risalgono all’anno 1676, in riferimento alla prima Santa Visita, il 25 Novembre di quello stesso anno, di Monsignor De Angelis.

La costruzione, da quanto è attestato nella relazione della visita pastorale del monsignore, apparteneva ai padri di S. Girolamo (Bottizzelli) di Napoli e vi si celebrava regolarmente la messa domenicale e festiva per gli agricoltori del vicinato.

La Cappella, sorge all’interno del piazzale della masseria, dandole del resto il nome e, presenta una struttura ad aula unica con volta a botte schiacciata.

Sia le pareti che la volta sono decorate con affreschi molto semplici, che richiamano la vita rurale.

Le pareti laterali risultano essere tripartite da finte lesene disegnate che creano una certa profondità spaziale, anche se in modo molto rudimentale.

Anche qui la pavimentazione è in maiolica vietrese, del tutto simile a quella della Cappella di M. SS. di Montevergine. Sull’unico altare si nota una piccola edicola nella quale è riposta la raffigurazione della Madonna delle Grazie.

La facciata, molto semplice, è sormontata da un timpano, mentre la copertura è a due spioventi. Contigua alla cappella vi è una piccola sagrestia, caratterizzata all’esterno da pseudo volute, che ne delimitano la facciata in altezza.


CAPPELLA DEL CIMITERO

La necessità di un Camposanto in Acerra si manifesta per la prima volta in occasione di un terribile epidemia nel 1764, che provocò la morte di 472 acerrani.

La costruzione di un primo nucleo cimiteriale si avrà tuttavia nel 1818.

L’opera, poi, completata pochi anni dopo, trova la sua utilizzazione effettiva solo nel 1831.

In fondo al lato settentrionale dell’intero complesso cimiteriale è situata la Cappella dedicata alla Vergine Addolorata il cui stile si rifà all’eclettismo storicistico. Infatti, il timpano triangolare ha proporzioni classiche; le finestre laterali come il rosone centrale, sono manieristiche; il portale di accesso rinascimentale.

L’interno è suddiviso in tre locali; in questo caso il vano centrale corrisponde alla cappella vera e propria, mentre le due “navate laterali” sono adibite a locali di servizio: a sinistra la sagrestia, a destra la sala mortuaria.

L’aula unica con abside terminale è chiusa dal catino absidale decorato con un affresco di R. La Porta (1964), che raffigura le anime che si prostrano ai piedi dell’angelo per la remissione dei peccati.

L’arco trionfale, appena accennato, separa il presbiterio dal resto della navata coperta da una volta a botte.

Dietro l’abside è posto un ampio vano scala affiancato dai servizi igienici, dalla sala autopsia e dal locale saldatura.

Particolare ancora più curioso è la presenza di un vero è proprio appartamento (allo stato attuale non utilizzato) posto al primo piano sopra ai locali de scritti.

Sembra che detti ambienti fossero destinati ad una congrega di monaci addetti alla sepoltura ed alla guardia del cimitero.