Storia
Arrivando sia da Viterbo che da Roma Soriano si presenta allo stesso modo: un grosso centro disteso sulla cima tondeggiante e sui fianchi di un’altura caratterizzato da due diverse forme di insediamento urbanistico; il piccolo borgo medievale, attorno al Castello fatto erigere da papa Nicolò III Orsini nel XIII secolo, e gli ampi quartieri rinascimentali che lo racchiudono. La parte più antica è costituita da piccole abitazioni e da vicoli di pendio che si affacciano su ampie distese di castagni.
Quella rinascimentale offre invece il bellissimo Palazzo Albani-Chigi (XVI secolo), considerato uno dei maggiori capolavori dell’architetto Ottaviano Schiratti, assieme alla famosissima Fontana Papacqua. Di origine etrusca o fenicia, anche se recenti ritrovamenti testimoniano come la zona fosse già abitata in epoche preistoriche, alcuni studiosi hanno ritenuto in passato che si trattasse della Surrina Vetus distrutta dai Romani. A giudicare dai ritrovamenti archeologici numerosi furono i nuclei abitati, anche se di modeste dimensioni, che nel periodo etrusco si insediarono nel territorio di Soriano. Oltre 30 piccoli centri si possono contare se ci riferiamo invece al periodo romano. Ma, come mai una zona accidentata e boscosa come questa fu popolata da un cosi grande numero di villaggi? Varie le ipotesi formulate dagli esperti. La prima riguarda la collocazione geografica assai vicina ai centri di Ferentium e Meonia e non molto distante dai centri di Bisentiurn, Falerii, Horta, Surrena e Vulsini. Un’altra, formulata da padre Germano Passionista nel secolo scorso, e collegata al passaggio nel territorio sorianese della strada Ferentana (congiungeva Ferentium con Falerii).
Ulteriori ipotesi fanno risalire la presenza di insediamenti all’abbondanza di difese naturali e alla possibilità di poter facilmente avvistare eventuali assalitori o, addirittura, alla presenza nel territorio di un tempio dedicato a Giove Cimino. Ancora più cospicua la presenza di nuclei abitati nel Medioevo. Si tratta di piccoli castelli circondati perlopiù da un modesto numero di case o da piccoli borghi rurali. Importante fu poi la presenza tra l’VIII e il XIII secolo di insediamenti monastici, soprattutto Benedettini, attorno ai quali si svilupparono interi villaggi di artigiani e contadini. I primi documenti che parlano di Soriano risalgono all’ VIII secolo. Quello più antico è il “Chronicon” all’interno del quale sono nominati un “Fundus Seriani” e un “Fundus Corbiani” che nel 747 furono donati da Carlomanno al monastero benedettino di S. Andrea in Flumine. Vi è poi il “Decreto” del re longobardo Desiderio del 773. Come riportato da una lettera di Leone IV (papa dall’847 all’835) e da una bolla di Innocenzo III (1198-1216) nei secoli successivi una parte delle chiese e dei fondi sorianesi, l’altra restò di proprietà dei Benedettini, entrò a far parte della Diocesi di Tuscania.
Nel 1278 ha inizio la Signoria degli Orsini con la cacciata da Soriano degli eretici Guastapane. Occupato il fondo da Orso Orsini, che ultimò la costruzione della Rocca, Soriano fu scelta da suo zio papa Nicolò III come residenza estiva. La presenza degli Orsini duro fino al 1366 quando, con la mediazione del cardinale Egidio Albornoz, Paolo Orsini vendette il castello, ormai considerato una vera e propria fortezza, alla Santa Sede. La vicenda provoco la protesta dei Benedettini che rivendicavano a se la proprietà del castello. La disputa venne risolta nel 1373 con la bolla papale di Gregorio XI che stabiliva un indennizzo in favore dei monaci. Tornata sotto la santa Sede la Rocca vide la presenza dei mercenari Bretoni chiamati in Italia dal cardinale Roberto di Ginevra per sedare le ribellioni di alcune popolazioni. Essendo stato quest’ultimo eletto antipapa con il nome di Clemente VII, i Bretoni abbandonarono la Santa Sede schierandosi con lui e con i successivi antipapa di Avignone. Soltanto nel 1420, con il Pontificato di Martino V, i Bretoni lasciarono la Rocca che venne data in Signoria a Giordano Colonna, fratello del pontefice. Fino al 1441, anno in cui torno alla dirette dipendenze della Chiesa di Roma, Soriano fu interessata dalle dispute per il suo possesso tra i vari Capitani di Ventura tra cui Francesco Sforza e Nicolò Fortebraccio.
A partire da questa data il centro godette di un relativo periodo di tranquillità. Grazie all’intervento di papa Nicolò V Parentuccelli (1447-1455) furono infatti avviate importanti opere di restauro della Rocca, fu costruita una pubblica fontana all’interno del paese e fu consentito al Comune di dotarsi di uno statuto. Durante il pontificato di Innocenzo VIII (1482-1492), Soriano fu dato in vicariato perpetuo al cardinale Rodrigo Borgia, il futuro papa Alessandro VI, il quale, salito al soglio pontificio, concesse la Rocca al cardinale Giovanni Battista Orsini. Nel 1497, essendo gli Orsini passati al servizio del Re di Francia Carlo VIII contro il volere della Santa Sede, Soriano fu teatro di una importante battaglia campale che vide le truppe pontificie sconfitte da quelle degli Orsini. Questi ultimi furono pero sconfitti da Cesare Borgia, il Valentino, nel 1503 e costretti ad abbandonare Soriano. Di seguito la Rocca venne affidata da Giulio II Della Rovere, che succedette ad Alessandro VI, ai propri nipoti i quali, nel 1588, la vendettero a Giovanni Caraffa, nipote del pontefice Paolo IV. Dopo varie vicende, e proprietari, la Rocca venne acquistata dagli Altemps che per 136 anni (fino al 1715) rimasero Signori del feudo. A quest’ultima data risale infatti la vendita della Rocca, e degli annessi diritti feudali, agli Albani i quali provvidero ad ultimare la costruzione del Palazzo di Papacqua ed al restauro di numerosi monumenti. Durante la prima metà del XIX secolo il feudo di Soriano fu assegnato ad Agostino Chigi, discendente degli Albani. Nel 1848 i Chigi, pur rimanendo proprietari del Palazzo di Papacqua, rinunciarono ai loro diritti feudali in favore della Santa Sede. Dopo la breve parentesi della Repubblica Romana di Mazzini (1849) e il susseguirsi di isolati tentativi insurrezionali, il 12 settembre del 1870 Soriano fu conquistata dalle truppe italiane durante la loro marcia di avvicinamento a Roma.