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Storia

Ritrovamenti di reperti negli anni ’60 (scodelle, ciotole, brocche, punte di frecce in bronzo) hanno dimostrano che la zona di Toffia fu già abitata in epoca Appenninica (1000/2000 anni prima di Cristo), ed in epoca romana.

897 d.C. questa è la data di fondazione più attendibile dell’attuale paese; attribuita in base alla scritta riportata in un’antica pergamena: “FUIT AEDIFICATA TOPHIA ANNO DOMINI A NATIVITATE OCTIGENTESIMO NONAGESIMO SEPTIMO“.

Nel Medioevo il paese si chiamava Tophiae ed era cinto da robuste mura ora diroccate, sarebbe stato edificato da un certo Teofilo dal quale avrebbe assunto il nome di Toffia; un’altra ipotesi fa risalire il nome a “tophium” con cui gli autori latini a volte indicavano la roccia di mare durissima, su cui appunto sorge Toffia. Documenti storici parlano di un castello, “la rocca”, edificato -nel 936 su alcuni ruderi romani da un duca di Spoleto. Da avanzi di muri a reticolato e da importanti frammenti archeologici rinvenuti in più parti nei pressi dell’odierno abitato, si può comunque affermare la preesistenza in quella località di un notevole centro romano. Atti farfensi riguardanti donazioni che parlino del “Casalis Tophia” o di adiacenze a tale casale, risalgono a molto prima del X secolo, dalle stesse carte farfensi si può chiaramente dedurre come verso la metà dell’XI secolo, non solo Toffia ma anche tutto il suo territorio fossero in possesso del monastero.

Secondo un manoscritto, l’origine risalirebbe proprio al X secolo, il castello si sarebbe chiamato “castrum Tophiae, seu Tophilae” e nella località dove poi sorse la rocca, si sarebbe rifugiato tale Jacoprando per sfuggire alle stragi dei Saraceni guidati da Re Brassedo. Jacoprando ottenne il permesso di sostare da Giovanni abate di Farfa, dato che quella parte di territorio già apparteneva all’Abbazia. In questo stesso tempo, Teobaldo un marchese di Spoleto (poi diventato duca), in battute di caccia con alcuni soldati nei territori di Toffia, trovò questo luogo adatto alla costruzione di un castello.

In un primo momento l’abate gli negò l’autorizzazione, temendo che da questa posizione il marchese potesse prendere facilmente il sopravvento sull’abbazia; seguì una trattativa che si risolse con il permesso accordato a patto che il marchese occupasse solo la metà del castello, mentre la restante metà doveva restare sotto la giurisdizione dell’abate. La via Grottuccia segnava il confine fra la proprietà dell’abate di Farfa e quella del marchese di Spoleto; in seguito segnò il confine delle proprietà di due famiglie romane, gli Orsini e i Colonna e la storia di Toffia.

In seguito ci fu un lungo periodo di lotte tra i duchi di Spoleto e gli abati di Farfa per il possesso di questo castello e del territorio di Toffia, lotte che più o meno continuarono quando la cosiddetta “rocca” passò agli Orsini ed il castello ai Colonna. Le contese tra le due famiglie riproducevano quelle più a larga scala che conducevano a Roma, e furono così accanite che quando nel 1344 il vescovo vicario di Sabina Lupo Santi visitò Toffia per tentare una riconciliazione, riuscì a malapena a sfuggire ad un’imboscata tesagli dai partigiani dei Colonna. I Toffiesi venivano trascinati nella vicenda o più probabilmente subivano questo stato di cose proprio perché gli interessi di campo rimandavano a quelli più consistenti che le due famiglie difendevano a Roma. Il paese era letteralmente diviso in due, tanto che malgrado contasse pochi abitanti, esistevano addirittura due forni ciascuno in una parte diversa e due entrate.

Toffia ebbe l’onore della visita di Onorio III quando il pontefice venne a Rieti la prima volta nel 1219. Accolse per un breve periodo San Francesco d’Assisi, e nella prima metà del 1400 San Bernardino da Siena che fondò anche qui la Confraternita del Gonfalone. Nel 1637 ottenne da papa Urbano VIII il Seminario abbaziale per interessamento del Barberini abate di Farfa, seminario che fu trasferito a San Salvatore maggiore quando divenne abate di Farfa Federico Lante della Rovere. (dal Palmegiani). Toffia non fu dimentica del suo spirito ghibellino e seppe dignitosamente dimostrare il suo dolore allorquando il 20 febbraio 1798, tutta la popolazione in massa si recò a salutare Pio VI che si recava in esilio a Siena. Seppe più tardi dare ferventissimi patrioti alla causa dell’indipendenza italiana e alle due grandi guerre. (dal Palmegiani). Il comune di Toffia fece parte della provincia di Perugia dal 1864 al 1926. Nel 1926 passò alla provincia di Roma per poi essere definitivamente assegnato nel 1927 alla provincia di Rieti.