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Pio Monte dei Pegni

Il Palazzo del Pio Monte dei Pegni sorge nel centro “geometrico” di Acerra, nell’incrocio fra cardo massimo e il decumano massimo dell’antico impianto romano. Questo fabbricato ha caratteristiche tardo ottocentesche e nulla si conosce o si può presumere sulla costruzione preesistente.

Contrariamente a gran parte dell’edilizia acerrana, esso non ha una corte vera e propria, per cui si può ipotizzare che esso fosse solo la parte dell’angolo di un complesso edilizio più vasto successivamente isolato dal contesto.

I materiali usati non sono di tipo pregiato, ma tipicamente napoletani, come il tufo e le pietre di piperno o vesuviane.

Il portale di accesso, realizzato in piperno, presenta una modanatura di tipo rinascimentale con piegature alla base che ne seguono il motivo circolare.

La cornice non parte direttamente da terra, ma è sostenuta da un piedritto. La facciata è assai modesta: i davanzali del I piano sono costruiti in piperno, privi di modanature, mentre i balconi del II piano hanno maggiore pregio di carattere artigianale, più che artistico.

La destinazione d’uso del palazzo è evidenziabile dalla constatazione che il primo piano è dotato di strette finestre anziché balconi, secondo la tradizione costruttiva locale; anzi una di queste finestre è ancora difesa da “Gelosia” in ferro battuto, come crediamo fossero difese tutte le aperture del I piano. Appare, così, certamente credibile l’ipotesi che il Monte dei Pegni custodisse valori e preziosi, per cui si rendeva certo necessario delle difese strutturali. Il piano terra è caratterizzato da un androne diviso in due zone da un arco a tutto sesto. Le pareti laterali della seconda zona sono forate da due archi a tutto sesto al centro dei quali c’è una lesena sporgente che a sua volta contiene una nicchia ad emiciclo. La parete della scala interna nella zona bassa è chiusa e solo sopra è forata da una sequenza di archi tipica delle architetture conventuali, in cui per problemi di riservatezza, solamente nelle parti più alte venivano inseriti archi o finestre, che lasciavano così passare un tipo di luce zenitale.

La scala, come tipologia costruttiva non presenta particolari accorgimenti decorativi, poiché aveva carattere funzionale. La ringhiera è chiodata e i gradini, con correnti laterali, sono in piperno a masso.

Per quanto riguarda la storia dei Monti o dei Pegni, che all’inizio hanno avuto l’unico scopo di far prestiti alle classi povere, che lasciavano in pegno beni mobili di varia natura, si può dire che essa si allacci alla storia dell’usura a partire dal Medioevo. Il Monte dei Pegni di Acerra, che per molto tempo fu diretto quasi esclusivamente dal Clero, fu fondato da uno dei più benemeriti vescovi, Monsignor Giambattista del Tufo, che, al suo arrivo ad Acerra, nel 1585, venne subito colpito dagli illeciti guadagni degli usurai.

Per evitare ulteriori danni e per recare beneficio ai cittadini di Acerra, cominciò a chiedere elemosine da ogni parte. Queste, unite alle pene pecuniarie imposte dal Clero inadempiente al suo dovere, consentirono di racimolare un fondo cassa, che in origine giunse appena a duecentocinquanta ducati (antica monte d’oro o d’argento di vario valore a seconda dei tempi e dei luoghi).

Con tale somma fece costruire nella città un Monte dei Poveri, che fu amministrato da un Pio Ecclesistico del paese, il canonico Bernardino Fera, e da due laici, il notaio Francesco Petrella e Giovannandrea Cesa. Poi il 27 maggio 1603 compilò in dodici articoli le leggi per tale istituzione presentandole al A. Pimentel de Herrera, Vicerè.

Successivamente l’edificio ospitò il Comune di Acerra, come attesta la lapide apposta sulla facciata sinistra “Questa pietra documento di pubblico lutto poneva il Municipio al tramontare del maggior astro del secolo Giuseppe Garibaldi”.

Di poi, esso fu anche sede del Partito Fascista, per questo, denominato “Casa del Fascio”. Vi si accedeva secondo alcune testimonianze, attraverso un vano situato all’angolo di Via del Pennino. La porta, attualmente murata, è oggi celata da una tabella pubblica di affissione.

A questo periodo risale, probabilmente, il grosso pannello affrescato posto nel cortile di fronte all’androne di cui non si riesce a definire il soggetto, ma che lascia supporre lo sviluppo di un tema epico o etico, tipico del fascismo.

Anche sulla facciata di Via del Pennino sono ancora presenti tracce di lesene o paraste a stucco corrispondenti al I Piano e che potremmo ipotizzare essere dei fasci littori, successivamente demoliti.

Il I Piano dell’edificio era diviso in due unità immobiliari, delle quali una più piccola, tenuta in fitto dalla locale sede della D.C. ed un’altra, più grande, tenuta in uso dallo stesso Monte di Credito.

Il 17 Giugno 1983 questo I Piano, con atto di vendita, è stato ceduto dal Demanio dello Stato al Comune di Acerra, mentre il II Piano ancora risulta essere di proprietà del Demanio.