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Chiesa del Suffragio

Storia

La Chiesa è situata a piazza Castello poco distante dal Castello Medioevale; la piazza sorge lungo una delle due direttrici principali, corrispondenti agli assi decumano e cardo massimo appartenenti alla città romana, le cui tracce sono tuttora evidenti nell’impianto quadrilatero su cui si articola città.

La chiesa in esame fu costruita nella stessa area dove preesisteva una chiesetta chiamata “S. Maria la Nova”, annoverata con questo nome nell’inventario feudale del 1481. Essendo aumentata la popolazione del rione in cui si trovava la chiesetta ed essendo necessari lavori di restauro a causa dello stato precario in cui essa si trovava, si ritenne di abbatterla per costruirne una nuova.

Il tutto fu intrapreso ad opera della contessa F. Carafa madre del conte Cardenas, ma rimane imprecisata l’esatta data di costruzione. La nuova chiesa venne eretta sotto il nome di “Purgatorio” all’inizio del secolo XVI, (Giordano); quasi nello stesso periodo fu costruita anche la congrega laicale.

Nel ‘500, a causa della malaria determinata dalle inondazioni del fiume Clanio, la città si spopolò; solo dopo la metà del 1600, i lavori di bonifica del fiume con la costituzione dei ben noti Regi Lagni consentirono il ripopolamento e lo sviluppo agricolo-sociale del luogo. Nello stesso periodo di rinascita anche la suddetta chiesa riacquistava un’importanza maggiore (1664) come testimonia un’epigrafe riportata dal Caporale.

Nel 1743 iniziarono i lavori di ricostruzione della chiesa che fu ampliata lungo l’asse longitudinale, trasversale e anche in altezza, in quanto, la superficie esistente non poteva più accogliere il numero crescente della popolazione.

Questa ricostruzione è dimostrata da un atto di vendita descritto dal Caporale : “…palmi decinovi di larghezza e palmi di lunghezza ottantaquattro per allargare e allungare la chiesa nel nostro largo di case…”. La chiesa, come tutti gli altri edifici dell’epoca, ha subito restauri e rimaneggiamenti: per questo si riscontrano solo alcuni caratteri architettonici del ‘700.

Descrizione

Nel secolo XVIII gli edifici si fanno più leggeri, prevalgono linee ondulate, giochi di stucchi, di aggetti e rientranze che creando un particolare effetto chiaroscurale.

La facciata della chiesa in esame è infatti, costituita da una parte centrale rettilinea e raccordata ai prospetti laterali con spigoli smussati.

Il tardo barocco, quindi, eredita dal secolo precedente la linea ondulata, ma se ne allontana perché privo di quell’enfasi grandiosa del barocco; le dieci volute, per esempio, poste nella parte della facciata al di sopra della trabeazione, hanno un raggio di curvatura più lieve, conferendo eleganza propria dei canoni dell’Illuminismo. L’architettura neoclassica della seconda metà del ‘700 reagisce al mondo illusivo, di cui il Rococò era stato pittoresco esponente, e si modella sulla concretezza dell’arte latina e greca.

Questo à ciò che si rileva un più nella parte alta della facciata e del campanile, nei quali è ben leggibile la stratificazione dei vari interventi.

Gli edifici religiosi di quest’epoca aderiscono più degli altri al Rococò, tant’è che gli effetti chiaroscurali e vari elementi ornamentali fanno si che le caratteristiche profane prevalgono sulla sacralità dell’ambiente come si vede dalla composizione del capitello della chiesa in esame.

La trabeazione potrebbe rapportarsi ad uno dei cinque ordini del Vignola, cioè quello composito, ma se ne allontana per la sostituzione di alcuni elementi ornamentali quali fiori o frutta al posto delle “foglie d’acanto”. L’architrave è sormontato da un “fregio” molto ricco per la decorazione a rilievo lungo tutta la sua lunghezza e composta da alcune parti a forma di conchiglia, che rimandano un po’ alla etimologia “rocaille” tipica del barocco.

Segue, quindi, la “cornice” in cui non manca la serie di “dentelli” che termina in corrispondenza di ogni spigolo con una “bugna”. Anche la ben nota decorazione ” dell’ovolo”, presente nel suddetto ordine architettonico è qui visibile lungo tutta la lunghezza relativa a questa parte della trabeazione. Non si hanno notizie sull’impianto (superficie e configurazione) della Chiesa.

La pianta, di forma rettangolare ad una sola navata, presenta sui lati due altarini in marmo, sovrastati da archi a tutto sesto: tra questi, un confessionale in legno.

Al di là del transetto, vi è l’abside di pianta semicircolare con l’altare centrale in marmo, nelle cui adiacenze è ubicata la Sagrestia ampliata nel 1856, periodo in cui la chiesa ha subito un’ altro restauro “sul gusto moderno” come afferma il Caporale. A questa sagrestia si accede dalla sinistra dell’abside rispetto a chi entra nella chiesa, tramite un vano praticato nell’angolo smussato.

Data la suddetta configurazione della pianta dell’abside, questo è coperto da una cupola di un quarto di sfera. L’arco che separa l’abside dalla navata è a tutto sesto. La navata è coperta, invece, da una volta a botte, con raccordi (sull’arco dell’abside e sull’entrata) che creano i due lunotti ad unghia.

Arte

Di alcuni quadri risalenti al XVIII e XIX sec., citati dal Caporale, non si hanno notizie.

Nel 1764 A. Mozzillo, già noto a Napoli per i suoi dipinti, fu autore del parapetto che divide la navata dall’abside e presenta figure a guazzo di Angeli e Santi.

Sempre nell’abside, alle spalle dell’altare in marmo, vi è la tela centinata del XIX sec. rappresentante il Cristo, i Santi ed il Suffragio delle Anime del Purgatorio, da cui trae nome la Chiesa.

Tre statue in legno del XVII sec., tipiche della scuola del Merliano, sono andate disperse.

Nella Chiesa inoltre, furono asportati altri quadri del ‘700 in seguito ad un furto avvenuto nel 1991.